Da Milano a Mosca, la città secondo Basilico

Il doppio volto delle città. Lo stesso obiettivo dietro due mondi completamente diversi. Il comun denominatore: una grande firma della fotografia europea, Gabriele Basilico. Lo spazio Oberdan (02774063.02/41) ospita, dal 16 ottobre, una mostra doppia, che vanta il patrocinio della Triennale, Cité de l'Architecture Parigi, Muar/Museo Statale di Architettura Mosca, Consolato Generale della Federazione Russa Milano, IIC-Istituto Italiano di Cultura di Mosca, Ambasciata d'Italia nella Federazione Russa, che raccoglie due progetti di Basilico, «Milano ritratti di Fabbriche 1978-1980» e «Mosca Verticale 2007-2008». Storie lontane, culture distanti vengono messi a confronto su un duplice piano, spaziale: Milano - Mosca e temporale, trent'anni di distanza. A confronto il noto e ormai storico primo progetto realizzato dal documentarista fra 1978 e 1980 nel capoluogo lombardo, e il più recente sulla capitale russa, realizzato nel 2007-2008 su progetto scientifico di Umberto Zanetti.
«Milano ritratti di Fabbriche 1978-1980» è un'ampia serie di immagini della periferia milanese che presenta una ricomposizione visiva di un paesaggio poco noto, marginale. Fulcro del lavoro una lunga indagine che assume l'architettura industriale come emblema dell'identità stessa della città. In mostra 40 scatti (60x90 cm) in bianconero, cifra stilistica di Basilico. «Ho sempre pensato - diceva il fotografo - che i miei "ritratti di fabbriche" nascessero dal bisogno di trovare un equilibrio tra un mandato sociale - che nessuno mi aveva dato, ma che era la conseguenza dell'ammirazione che io provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato - e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici».
«Mosca Verticale 2007-2008» nasce dalla necessità di raccontare la metamorfosi del paesaggio urbano, scegliendo un punto di vista d'eccezione come la sommità delle sette torri staliniane. Questi edifici, veri monumenti metropolitani del socialismo reale, realizzati a cavallo tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, ancora oggi costituiscono un osservatorio privilegiato per un'immersione profonda nella città. Saranno esposte 15 fotografie (100x130 cm) di cui 8 a colori e 7 in bianco e nero e 20 fotografie a colori più piccole (80x100 cm).
Sebbene, a distanza di trent'anni, nei due lavori Basilico adotti metodi di lettura diversi sia nella serie dei ritratti di fabbriche (approfondito e rigoroso lavoro in bianconero sulle aree industriali milanesi) sia nelle spettacolari fotografie a colori che raccontano il paesaggio urbano moscovita, si può notare la sua attenzione - anche per l'influenza avuta dagli studi di architettura - per la città intesa come corpo fisico in perenne «movimento» e come specchio degli aspetti sociali del nostro tempo. Basilico, infatti, deve la sua popolarità a livello internazionale per i suoi progetti sul paesaggio industriale e postindustriale in trasformazione realizzati con continuità a partire dagli anni Ottanta. Tra i più celebri la campagna fotografica realizzata, su commissione del governo francese, nel nord della Francia nel 1984-85 per la Mission Photographique de la DATAR, esposta alla collettiva parigina al palais de Tokyo nel 1985 e quella sulla città di Beirut nel 1991, alla fine di una lunga guerra civile.


Oltre alle fotografie sono visibili in mostra una selezione di libri e alcuni materiali video (proiettati a ciclo continuo) sull a sua opera di Gabriele Basilico. Per chi volesse conoscerlo di persona e ascoltare il suo pensiero direttamente, lo spazio Oberdan sta organizzando due incontri con il pubblico.

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