Enrico Lagattolla
da Milano
Nella tarda mattinata di lunedì, Esmeralda Spolcini ha aperto il rubinetto del gas, si è seduta e ha aspettato nel suo appartamento al primo piano di via Lomellina 7. Qualche ora più tardi, la miscela di metano e ossigeno è stata innescata. Londa durto ha sfondato il palazzo, scaraventando detriti lungo tutta la strada. Lultimo corpo estratto dalle macerie, alle due di notte, è il suo. Il quarto. Un suicidio.
È questa lipotesi della Procura di Milano, che ha disposto le autopsie e chiesto che venga svolta una perizia sul luogo dellesplosione e sui resti delledificio. Reperti che saranno trasferiti in un capannone fuori città. Il pubblico ministero Luigi Orsi, invece, ha aperto un fascicolo per crollo colposo. Esmeralda, secondo gli inquirenti, voleva uccidersi. Il suo gesto, però, ha travolto altre tre persone: Tommaso Giancola, 69 anni, e lalbanese Ilir Jaku, di 29, entrambi rimasti schiacciati mentre si trovavano al bar-tabacchi che affaccia sotto ledificio; e Francesco Orlando, di 7 anni, il cui cadavere è stato rinvenuto pochi minuti prima della mezzanotte di lunedì. È salito a 23, invece, il numero dei feriti. Nessuno di questi, fortunatamente, è grave. Centotrentasei, infine, gli sfollati. Per loro, il Comune di Milano ha provveduto a trovare una sistemazione provvisoria.
Diversi elementi fanno propendere la Procura per lipotesi del suicidio. Innanzitutto, la quantità di gas liberata nellappartamento al primo piano. Un volume così elevato di metri cubi di metano che mal si concilia con leventualità di una semplice perdita delle tubature. Lenormità dellesplosione, inoltre, è da collegare alla struttura in cemento precompresso della palazzina liberty, che - impedendo ogni sfogo alla miscela - ha fatto da camera di scoppio, amplificando gli effetti della deflagrazione. Secondo, la rapidità con cui gli ambienti si sarebbero saturati. Stando ad alcune testimonianze, infatti, nel primo pomeriggio lodore di gas comincia ad essere percepito dai residenti dello stabile, e da alcuni vicini. In poco tempo (ancora una volta, troppo poco per trattarsi di un semplice guasto allimpianto) le stanze di Esmeralda «trasudano» metano, che comincia a filtrare per le scale della palazzina. Terzo, lorigine e la dinamica dellesplosione, il cui cuore viene localizzato proprio al primo piano di via Lomellina 7 (a casa della Spolcini), e la cui evoluzione (dallinterno del palazzo verso lesterno, come testimoniano anche i detriti scagliati a decine di metri di distanza sulla strada) sconfessa lipotesi di un guasto alle condotte principali, collocate fuori dalledificio.
Ma lidea che si sia trattato di un suicidio non è suffragata solo da elementi «tecnici». Di Esmeralda Spolgini, infatti, comincia ad emergere il profilo psicologico. È una persona molto riservata, con un carattere difficile. Un «quadro» che precipita cinque anni fa, dopo la morte del compagno a causa di un tumore. Da allora la donna, 49 anni, si chiude ancora di più in se stessa, esce di casa sempre più raramente. Si isola, e - secondo alcuni - matura una forma di rancore nei confronti del prossimo. Gli inquirenti, sulla base delle testimonianze raccolte tra i conoscenti e i vicini di casa, ne descrivono le «difficoltà relazionali» e la marcata «asocialità». Altri, invece, la descrivono come una persona «dolce, che conduceva una vita regolare».
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