S'impiega fino a 3 anni per realizzare un merletto di 20cm x 40. «Non devi avere fretta. È una pratica di relax». Francesca, 36 anni, brianzola doc, ha iniziato a fare merletti a 15 anni: «Mia zia mi ha insegnato, e mi sono subito appassionata». È la merlettaia più giovane presente alla mostra «Meletti e design. Intrecci creativi a Cantù», che ha aperto venerdì 5 aprile a Palazzo Morando e prosegue fino al 30 giugno per portare l'attenzione su un mondo vivo e da valorizzare dalla provincia di Como a tutt'Italia. Arriva a Milano in via Sant'Andrea 6, nel palazzo di fine Cinquecento che oggi ospita il Museo di Milano e della collezione Costume Moda Immagine, un'elegante panoramica su una pratica manifatturiera che ha origini nel 400-500 e continua fino ai giorni nostri.
«Questa è una mostra storica, ma guarda al futuro» spiega Marialuisa Rizzini che con Renata Casartelli ha ideato e cura l'esposizione. Si possono ammirare, tra quadri e arredi del Palazzo, esempi di merletti realizzati su disegno di Alessando Mendini, «il primo designer che ci ha dato subito ascolto e ha voluto disegnare per noi alcuni motivi». O di Angela Missoni, creative director dell'azienda di alta moda. Come di Michelangelo Pistoletto o di Ugo La Pietra, che ha accostato la ceramica al merletto. Fino alla spagnola Patricia Urquiola o Andrea Branzi e Luca Sacchetti.
Francesca parla proprio davanti alla «Stella Policroma» disegnata da Mendini, che ha realizzato insieme alle sue compagne di lavoro: «Io ricamo bene anche da sola, nel silenzio. Fare merletti è una pratica di relax». Diffusa in tutt'Italia: tra Ischia, Gorizia e molte altre città le signore che vi si dedicano girano per partecipare a concorsi e vedere le opere delle altre. Cantù ha una tradizione nella lavorazione di merletti che risale alla seconda metà del Seicento, fino alla fondazione nel 1883 di una Scuola d'Arte applicata all'Industria. Quella scuola ha cambiato nome, ma esiste ancora, e, insieme alle opere contemporanee, in mostra si trovano anche le pagine dei quaderni con gli «imparaticci» (esercizi di lavorazione) realizzati dalle allieve del corso di merletto: «La merlettaia brianzola era diventata uno status symbol -dice la Casartelli-, fino al momento della crisi». Con lo sviluppo industriale del 1800, infatti, soprattutto la moda svilupperà l'uso del merletto meccanico, mettendo per la prima volta seriamente in difficoltà una tradizione già secolare.
«Certo, il virtuosismo tecnico rimane ancora nell'arredamento, ma le merlettaie brianzole dovevano farsi notare maggiormente dal mercato e dalla gente». Nel 1900, sempre a Cantù, furono fondate le Manifatture Riunite Merletti da Luigi Radice, Eugenio Lucini e Camillo Porro che, tra il 1901 e il 1935, aveva già assunto ben 93 operaie.
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