Una «dichiarazione esplicita di rispetto dei valori e principi fondanti della Costituzione italiana repubblicana antifascista». Una professione di fede antifascista come condizione per avere spazi, patrocini e contributi comunali. E nessuna concessione a chi non garantisca di rispettare i valori della Costituzione.
La mozione presentata ieri in Consiglio da David Gentili (eletto col Pd e oggi vicino a Campo progressista di Giuliano Pisapia) impegna sindaco e giunta a seguire l'esempio di Pisa, Torino, Cuneo e Siena, città che hanno adottato regole simili. E in premessa, il documento richiama da un lato la norma transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del Partito fascista, dall'altro il ritorno delle manifestazioni neofasciste e la asserita recrudescenza di episodi di «aggressioni» o «violenze verbali o fisiche» di stampo neofascista.
La proposta, che arriva dalla sinistra alla sinistra del Pd fa ovviamente discutere, anche per il sapore censorio e liberticida di norme che sanzionano le opinioni. Fratelli d'Italia ieri si è presentata a Palazzo Marino con i suoi dirigenti. Lo storico leader della destra Ignazio La Russa, deputato, la coordinatrice regionale Paola Frassinetti e il capogruppo regionale Riccardo De Corato. Per Fdi la mozione «non vuole colpire i comportamenti, ma cerca di sanzionare i pensieri», come ha spiegato l'ex ministro La Russa: «Siamo allibiti» ha detto, perché anche se «già in alcune città rosse c'era stata un'avvisaglia non credevamo che in una città europea come Milano si potesse arrivare a tanto».
La lettura di Fratelli d'Italia è che la norma non si limiterà
a negare spazi e patrocini, e parla addirittura di alloggi popolari: «Qui - ha attaccato La Russa - si pretende che per avere una casa popolare - perché la mozione riguarda anche le partecipate come Mm che gestisce le case popolari - o per avere una piazza o un luogo per raccogliere delle firme si dichiari non di non fare qualcosa, ma di non pensare qualcosa». «Io faccio un appello - ha concluso La Russa - anche a quelli di sinistra di buonsenso, perché questa cosa Milano la lasci a città meno sviluppate in termini di civiltà».
La Russa ha spiegato che esiste un solo precedente: «Nei paesi comunisti - ha dichiarato - quando con la tortura si faceva confessare di essere anticomunisti, cioè di avere pensieri contrari alla ideologia imperante. Loro quanto meno avevano la giustificazione che non erano in uno Stato di diritto. Qui si vantano di essere in democrazia».
Gli ha fatto eco De Corato: «Da Sala non ci aspettavamo la caccia al fascista», ha detto e anche la coordinatrice Frassinetti ha chiamato in causa il sindaco: «Più il candidato è moderato - ha detto - più si fanno cose liberticide» alludendo al meccanismo che finora ha portato il sindaco, eletto con una meritata fama da moderato, ad assecondare iniziative simili per accreditarsi presso l'ala sinistra della sua maggioranza, vera padrona del Comune.
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