Che le cose si stessero mettendo nel verso (per lui) giusto, l'ex governatore deve averlo intuito quando - a inizio luglio - il giudice bocciò il capo di imputazione della Procura. In sintesi: non era coerente con le carte dell'inchiesta. Ieri, il senatore dell'Ncd Roberto Formigoni ne ha avuto la conferma. Il gup Vincenzo Tutinelli lo ha infatti prosciolto dall'accusa di corruzione per la presunta mazzetta intascata dall'ex assessore Franco Nicoli Cristiani per il nulla osta dato dalla Regione alla discarica di Cappella Cantone, nel cremonese. Per l'altra accusa - quella di concussione - il gup ha trasmesso gli atti alla Procura di Bergamo. Il reato sarebbe stato commesso non tra Milano e Bergamo, ma tra Bergamo e Calcinate, tra il 2002 e il 2011. Ma a essere prosciolti sono anche l'ex assessore regionale all'Ambiente Marcello Raimondi e gli ex vertici della C dO di Bergamo, Rossano Breno e Luigi Brambilla.
A Milano, a questo punto, resta solo il filone di indagine che verte sulla presunta mazzetta a Nicoli Cristiani. In questo procedimento restano imputati lo stesso Nicoli Cristiani e l'ex dirigente dell'Arpa Lombardia Giuseppe Rotondaro, che hanno concordato il patteggiamento, l'imprenditore Pierluca Locatelli, la moglie e due soci dell'imprenditore, giudicati con rito abbreviato. Ieri i pm hanno chiesto anche la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione per Locatelli. L'ex governatore lombardo, si legge nel capo di imputazione, «abusando delle proprie funzioni e potestà politiche e amministrative» avrebbe indotto gli imprenditori «Locatelli Pierluca, Testa Antonio e Testa Giovanni a dare e a promettere indebitamente» somme di denaro «a vantaggio della Cdo di Bergamo e dell'area politica di riferimento (Comunione e Liberazione)». L'udienza è stata rinviata al prossimo 29 ottobre, quando il gup deciderà sui patteggiamenti e sulle posizioni degli imputati giudicati con rito abbreviato. Secondo l'avvocato di Formigoni, Mario Brusa, il percorso di questo procedimento «dimostra la totale infondatezza del capo di imputazione modificato con acrobazie giuridiche».
Subito dopo la decisione del giudice sono arrivate le parole di Formigoni. «Da una parte si tratta dell'ennesima mia assoluzione da accuse infondate: dodici assoluzioni su dodici processi, dall'altra il giudice dice ai pm che la causa non riguarda loro e non li ha mai riguardati, ma concerne semmai la competenza territoriale di Bergamo». Ora - ha aggiunto l'ex governatore - è «facile prevedere che il castello fantasioso dei pm milanesi sarà smontato dalla concretezza bergamasca». E in effetti, finora il «Celeste» ha avuto molte imputazioni ma nessuna condanna. Fin dalla prima inchiesta che lo coinvolse. Era il 1997, agli albori della sua lunga esperienza al Pirelloine. Formigoni venne indagato per il crac della società regionale Lombardia Risorse. Quattro anni più tardi, nel 2001, il governatore venne prosciolto dal gup Maurizio Grigo. Poi vennero i processi per i casi della Fondazione Bussolera, della discarica di Cerro Maggiore, di «Oil for food», di inquinamento atmosferico assieme all'ex sindaco Letizia Moratti, fino a quest'ultima di Cappella Cantone.
Tra proscioglimenti in udienza prelimimnare e assoluzioni in primo grado e in appello, una dozzina di sentenze favorevoli al senatore. Sul quale, però, pende ancora l'accuse di corruzione nei processo Maugeri-San Raffaele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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