"È una crisi di identità del partito di Conte. Ma non è ora di votare"

La presidente dell'Antimafia (ex 5Stelle) "I cittadini non capiscono questi giochetti"

"È una crisi di identità del partito di Conte. Ma non è ora di votare"

Monica Forte, presidente della commissione Antimafia, cosa sta succedendo con questa crisi?


«Uno stato di follia generalizzata, nervosismi in vista del voto. Tranne Fdi, che si è creata un'identità d'opposizione, tutti scontano una crisi d'identità. I 5 Stelle all'ennesima potenza».

Il suo ex Movimento.

«Io sono uscita a ottobre, quando è diventato il partito di Conte. Si sono infilati in questa situazione senza neanche capire come. Credo volessero alzare la posta con battaglie identitarie, ora c'è il rischio che cada il governo, cosa che nessuno vuole, neanche loro. Il partito di Di Maio non è pronto ma quello di Conte lo stesso, non ha neanche iniziato a costruirlo, è completamente privo di organizzazione».

La crisi complica l'alleanza col Pd in Lombardia.

«E già era complicata. Il percorso non era in discesa. Per esempio Azione non sembrava propensa a un accordo coi 5Stelle. In Consiglio spesso c'era tensione fra 5Stelle e Pd. Non era in discesa, ora è in salita. Letta lascia una strada aperta ma ascoltando Sale e Bonaccini si direbbe che l'ipotesi di campo largo è ancora lontana. E se non faranno una coalizione, significa condannarsi al rischio di non entrare in Consiglio regionale».

Perché è uscita dal partito?

«Avevo digerito male alcune decisioni romane, e le alleanze, ritenevo che si dovesse lavorare sui territori anziché rincorrere il sogno di governare senza essere pronti. La base non voleva un leader unico, quando si è deciso di affidare a Conte il partito, mi sono presa il tempo di valutare, ma mi era parso lampante che non fosse in grado. Ottimo avvocato, al governo se l'è cavata benissimo, ma non aveva esperienza né sapeva com'erano i 5 Stelle, pretendeva che si omologassero a lui. Manifestai le mie perplessità, inascoltata, quindi con molta sofferenza, visto che ero nel Movimento dal 2009, ho deciso. Questo Movimento scimmiotta quello dei vecchi tempi. Conte non ha niente del rivoluzionario, doveva fondare un partito suo».

Si ritiene depositaria di certi valori?

«Depositaria no. Ho svolto il mio ruolo coerentemente con certi principi. E credo di averlo interpretato bene. Ho restituito una parte cospicua parte del mio stipendio, oltre 50 mila euro. I risultati sono tanti».

Ce li racconti.

«In commissione abbiamo lavorato in modo trasversale, votando all'unanimità. Cicli di audizione con relazioni, atti di indirizzo su traffico illecito di rifiuti e di stupefacenti. Abbiamo firmato un accordo con la Statale: 8 stagisti hanno curato progetti bellissimi su beni confiscati, infiltrazioni, caporalato. Un progetto pilota con la Guardia di finanza per un corso di specializzazione per professionisti. E liberi di scegliere, per minori in contesti mafiosi. Con gli enti locali, 40 progetti per 2,5 milioni. E poi il progetto di legge dal coordinamento presso la Conferenza delle assemblee legislative. Tanto lavoro».

Tale da pensare che voglia portarlo avanti.

«Mi sento molto soddisfatta. Potrei anche chiudere questa esperienza con soddisfazione, avendo dato tutto. Se si dovessero creare le condizioni per fare un'altra legislatura, coerentemente col limite dei due mandati, se ci fosse la possibilità di mettere a frutto questo lavoro, a livello regionale, lo farei. Se mi chiede dove, non so. Mi sono state fatte proposte ma una decisione non l'ho presa, la situazione poi è molto fluida, come si vede».

Che succederà? Vede un rischio nel voto anticipato?

«Confido in

Mattarella, spero che si vada a scadenza naturale anche perché le urgenze sono molte. Ci sono tanti problemi da affrontare, il Covid è ancora lì, io non capisco questi giochetti e credo che non li capiscano neanche gli italiani».

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