Fabio Rolfi, assessore e capodelegazione della Lega in giunta regionale, quali sono oggi le performance della Lombardia sui vaccini?
«La Lombardia ha dimostrato di saper reagire. È innegabile che ci sia stato qualche problema con le prenotazioni, ma oggi i dati su 70-79 anni sono significativi, il nuovo sistema funziona bene. Sono stati aperti hub in tutte le province ma mancano le dosi. Si sono occupati di banchi a rotelle e monopattini, legandoci mani e pieni all'Europa. Ecco le conseguenze».
Qualcuno obietta che dall'efficienza della Lombardia ci si aspettava qualcosa in più delle medie nazionali.
«Sugli over 80 siamo ben oltre la media. Li abbiamo fatti a chi ne ha più diritto. E siamo ultimi nella voce altre categorie, dove stanno magari governatori come in Campania o giornalisti toscani. Poi la capacità vaccinale non cresce proporzionalmente con le dimensioni regionali».
Si riuscirà a tener fede alle scadenze del calendario?
«La Lombardia è in grado di mantenere gli impegni, ma non può rispondere dell'approvvigionamento delle dosi. L'auspico è che la serietà di Figliuolo e il nuovo corso imposto da Draghi diano risultati».
Si deve riaprire e ripartire?
«Sì, bisogna riaprire con intelligenza guardando i dati, ma ci sono ampi spazio per farlo, anche ricorrendo a inventiva e spirito pratico. Bisogna capire quanto è importante, sentire il clima, stare fra la gente».
Cosa si sente? Quale clima?
«Quelle categorie non possono andare avanti con indennizzi e sussidi. E non sono abituate: in Lombardia si vive solo di lavoro, questo serve. L'idea è ripartire subito da bar e ristoranti che hanno spazi all'aperto. Bisogna affidarsi anche all'autonomia delle regioni, in quelle che hanno numeri da gialla perché non cominciare a sperimentare questo da subito? Sarebbe un segnale importante».
L'agricoltura soffre meno?
«Gli agriturismi, i vini e i salumi hanno sofferto tanto quanto i pubblici esercizi. Chi lavora con la grande distribuzione ha sofferto meno o magari ha registrato incrementi. La modalità di consumo conta».
E la Milano agricola?
«Milano è una delle città più agricole d'Italia. Anzi un'idea che lancio alla prossima giunta è Milano capitale dell'agricoltura urbana. L'agricoltura non è solo tradizionale (i campi, che pure non mancano) ma anche moderna, vertical farm, orti urbani, modalità nuove».
C'è tanto da fare anche a Milano insomma?
«Servirebbe un assessore all'agricoltura in Comune. Sarebbe bello se Milano Ristorazione usasse più prodotti locali. E il progetto esistente sul Parco agricolo sud come parco naturale rischia di compromettere l'attività agricola perché aumenta le rigidità e i vincoli».
Quale bilancio per la Regione, dopo un anno di Covid?
«Lo faremo alla fine e penso sarà positivo. Non è un percorso esente da errori, anche perché l'abbiamo affrontato per primi e all'inizio da soli. Ora siamo quelli che vaccinano di più. Protestano e attaccano quelli delle manifestazioni con le pentole. Alla fine la gente riconoscerà a Fontana il grande impegno e il coraggio di averci messo la faccia. Io avrei apprezzato un'opposizione in grado di fare solidarietà regionale nelle fasi più dure, invece hanno visto le difficoltà come l'occasione di abbattere una parte politica, denigrando la Lombardia».
Anche i sindaci Pd?
«Sì, sbagliando perché hanno un ruolo istituzionale. Ha prevalso l'appartenenza rispetto alla consapevolezza del ruolo».
Convinto della scelta leghista di entrare al governo con Draghi? Pagherà?
«Sì, io ho condiviso la scelta di Salvini, era ciò che chiedeva la gente che produce e che lavora. Bisogna uscire il prima possibile da questa situazione per tornare a lavorare e vivere con serenità e certezze. É una scelta saggia, da leader, e sono sicuro che pagherà anche dal punto di vista del consenso».
Nel centrodestra in Regione tutto ok? Fdi ha manifestato qualche malumore.
«Sì, ma va detto che Fdi ha sempre condiviso tutto, con i suoi assessori che hanno sempre dato un contributo. Al di là del fatto incidentale delle nomine credo che il clima sia positivo».
Sta per aprirsi un ciclo elettorale decisivo.
«Bisogna vincere a Milano e penso che il centrodestra possa farlo con un candidato forte. Ma la sfida è anche sulle altre città, dove si dimostrerà la capacità di guardare al futuro. Il modo di vivere cambierà».
Come nella sua Brescia. Il sindaco Del Bono pare abbia l'ambizione di candidarsi a governatore.
«Non so, dovete chiedere a lui. Ma se ambisce a fare il governatore rimarrà un'ambizione».
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