In via Esterle è già partita la raccolta firme anti-moschea

La moschea che nascerà negli ex bagni pubblici di via Esterle non è una sorpresa. Che questa stradina in una delle zone più multietniche della città avrebbe ospitato il luogo di culto gli abitanti se lo aspettavano: da una settimana raccolgono firme per chiedere al Comune di destinare la struttura ad altro. «Una residenza per anziani: qui non ce n'è nemmeno una. O un centro sportivo, visto che quello di via Cambini lo hanno chiuso», spiega Ivana Crippa, portinaia del palazzo al civico 23. I condomìni qui sono solo tre, l'altro è al 25, poi c'è un edificio che ospita società finanziarie. «Il foglio per la raccolta firme me l'ha dato la portinaia dell'altro stabile», racconta Ivana. Finora 17 adesioni su 80 famiglie «ma ho chiesto a pochi, nessuno si è rifiutato di firmare. Qui abbiamo due alberi e due panchine, stiamo già messi male», dice. Ammette di avere più paura ora che «ogni sera al telegiornale c'è qualcuno decapitato. E se i terroristi si infiltrassero?». Non ha paura il 43enne Nanya, bulgaro titolare da 10 anni dell'officina meccanica poco più in là: «Se cominciamo a sospettare di tutti è finita». Però sulla moschea: «Sono tanti, creeranno caos».

Gli fa eco il calzolaio accanto, Leo Versace: «Non è una questione religiosa, ho parlato con i clienti e più che spaventati mi paiono contrariati per la massa di gente che si riverserà qui». In controtendenza il medico 25enne Alessandro Pigoni: «Abito accanto alla Casa della cultura islamica, qui vicino: ovvio che la moschea nascesse qui, no? Non mi fa né caldo né freddo, nessun problema».

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