Una galleria di ritratti dell'artista che archiviava l'umanità

Una galleria di ritratti dell'artista che archiviava l'umanità

Il tedesco ritrae, l'americano cancella. Assenze che riempiono i vuoti di vite perdute nel tempo, un'operazione esemplare e innovativa per la ricerca fotografica in nome della storia e della memoria. Alla Fondazione Stelline è stata allestita la mostra «Assenze di soggetti», realizzata in collaborazione con Admira. Nei grandi saloni a volte dell'ex convento, sono presenti 40 ritratti di Angust Sander della serie «Uomini del XX secolo» e 40 fotografie di Michael Samoroff fino al 7 aprile. Sander (1876-1954) grazie alla sua sterminata galleria di ritratti è considerato uno dei più grandi maestri dell'arte fotografica. Così l'occhio di ieri e quello di oggi (Somoroff è nato a New York nel 1957) ha ridato vita a quelle immagini scattate da Sander nelle piccole città della Germania dove era nato (Herdorf) e poi dell'Austria, dove fece il militare e il minatore. Era ne più ne meno il fotografo della gente comune, delle loro gerimonie dei loro dolori, delle loro semplici gioie: Sander fotografava contadini, ballerine, cuochi, danzatori, giocolieri, poeti e muratori. Solo nel 1910 l'artista si trasferì a Colonia dove la sua clientela si fece più numerosa e così divenne la sua citttà adottiva. Fonda qui i suoi progetti frutto di una ricerca straordinaria che segnò la storia della fotografia, una scelta che lo accompagnò tutta la vita. La sua galleria di ritratti divenne il censimento del popolo tedesco, donne, uomini, commercianti, classi diverse, zingari...
Dopo la prima Guerra Mondiale Sander viene coinvolto dal fervore creativo della Repubblica di Weimar ed entra a fare parte del gruppo degli artisti progressisti, i quali tentarono di unire oggettivismo e costruttivismo, nonchè oggettività in sperimentazioni di avanguardia che divennero sinonimo di impegno politico. Ritratti come riferimento importante per il Gruppo: anche i personaggi in posa sono segno di una fotografia naturale, diretta e pulita. L'ambiente e il rigore delle espressioni divenne il suo imperativo. La visione delle gente deve essere limpida, senza pregiudizi, «icone perenni senza tempo». Ma il nazionalsocialismo non vede di buon occhio. «I volti del nostro tempo», una serie di suoi lavori vengono sequestrati forse proprio perchè i tipi umani non erano proprio di razza ariana, almeno non tutti. Allo scoppio della guerra l'artista lascia Colonia per la campagna dello Westerwald. Si salva il suo archivio e il figlio Erich iscritto al partito socialista era stato messo imprigione a Siegburg dove muore nel 1944. Dopo la guerra realizza una grande documentazione di Colonia devastata dalle bombe dove muore a 87 anni. L'altro figlio, Gunther pubblica l'intera raccolta (540 ritratti) di grande forza evocativa.

Oggi l'americano Somoroff gli rende omaggio ripercorendo la sua storia e quella dell'umanità con un tributo commovente «Assenza di soggetto», rimuovendo digitamente il soggetto dall'immagine originale. Una riflessione alla memoria e all'estetica.

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