Giunta alle strette: o alza l’Imu o vende

Giunta alle strette: o alza l’Imu o vende

Una bel dilemma quello della maggioranza che si trova davanti a un bivio: aumentare dallo 0,4 allo 0,5 l’Imu sulla prima casa o cercare valide alternative ai problemi del bilancio. Tradotto: vendere i gioielli di famiglia, a partire da Sea e dalla Galleria. Vertice di coalizione giovedì sera: consiglieri comunali, capigruppo e segretari di partito hanno discusso del bilancio previsionale 2012, «da approvare entro il 30 giugno». In palio - avrebbe sottolineato il sindaco - 20 milioni di euro (oltre a nottate intere blindati in aula, impegno per cui la capogruppo Pd Carmela Rozza avrebbe chiesto in premio 20mila di euro per il consiglio da spendere in progetti). A disposizione delle amministrazioni che approvano i bilancio entro tale data un bando da 500 milioni di euro, di cui secondo le stime a Palazzo Marino andrebbero 20 per investimenti. Una bella somma che non può andare sprecata.
A rendere così difficile la scelta le entrate stimate per l’Imu: se l’aliquota allo 0,4% applicata alle 450mila prime case varrebbe 123 milioni di euro, al netto delle detrazioni, portarla a 0,5% frutterebbe altri 55 milioni. Un gruzzolo che permetterebbe di portare il bilancio in pari, garantendo il patto di stabilità e permettendo anche il «lusso» anche di qualche investimento. Ieri l’atteggiamento del sindaco è stato interlocutorio, «nessuna decisione sull’Imu è stata presa» ha voluto specificare, mentre due giorni fa aveva dato segnali di grande apertura al «ritocchino» della tassa: «Noi vogliamo avere importi per salvaguardare un bilancio corretto, per rispettare il Patto di Stabilità, ma anche per fare quegli investimenti necessari». Incalza il dg Davide Corritore tracciando un futuro ancora più fosco: il rischio - avrebbe detto - è che nel 2013 la situazione possa essere ancora più difficile per la spesa corrente, tanto da costringere ad aumentare l’Imu sulla prima casa, tanto vale quindi farlo subito.
La maggioranza spinge perché non si tocchi il patrimonio della classe media, già stritolata dalle tasse. «Continuiamo a dire che è il governo che aumenta le tasse, e noi siamo i primi fare la stessa cosa?» commenta Raffaele Grassi, capogruppo Idv. Così se c’è chi parla di tassare al massimo i proprietari dalla terza casa in su (al momento si pensa di portare al massimo, all’1,06%, l’imposta sulla secondo appartamento) c’è chi, come Sel, rilancia la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef allo 0,8% per i redditi superiori ai 70mila euro, come alternativa alla Super Imu. Un’ipotesi scartata categoricamente dal Pd: «Avevamo detto che i soldi dell’operazione-Derivati, 40 milioni di euro, sarebbero serviti a evitare qualsiasi aumento dell’Irpef». Ma sembra che l’idea non piaccia troppo nemmeno al sindaco che avrebbe citato un sondaggio secondo cui - difficile credere il contrario - i cittadini preferiscono la vendita di beni comuni piuttosto che un aumento delle tasse. Ma allora il discorso vale anche per l’innalzamento dell’Imu, verrebbe da dire...
Così il destino di Sea continua ad animare il dibattito interno alla maggioranza: vendere un’ulteriore quota - si potrebbe arrivare al 75% - o quotarla in borsa. Anche qui le posizioni si dividono: la Sinistra per Pisapia (Basilio Rizzo) e l’Idv insistono perché il Comune rimanga al 51%, mentre Sel, preferendo nettamente la quotazione in Borsa - sarebbe disponibile ad arrivare al 75%. Così il Pd, davanti al bivio - vendita Sea o fondo di gestione per la Galleria - punta su Sea. «La Galleria è un simbolo per i milanesi» tuona la Rozza. Ma il vero nodo è un altro: secondo le prime stime in mano al sindaco la quotazione in Borsa rischierebbe di fruttare il 30% in meno rispetto al bando.

Sembra che la maggioranza sia più favorevole a rinunciare alla galleria che non a Sea. «Attenzione a vendere tutti i gioielli di famiglia - avverte Grassi - a un certo punto non avremo in mano più nulla, mentre le partecipate, se ben gestite, danno dividendi».

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