I 20mila lombardi a casa trattati come positivi: il piano contro i contagi

I pazienti con sintomi simil-influenzali vengono tenuti sotto controllo dai medici di famiglia. Trattati come positivi al Covid-19, anche senza aver fatto il tampone

I 20mila lombardi a casa trattati come positivi: il piano contro i contagi

I lombardi trattati a casa come se fossero risultati positivi al Covid-19. Niente tampone, niente ricovero, niente certezza. Ma, per precauzione, i pazienti con sintomi influenzali vengono trattati come possibili contagiati da coronavirus. Lunedì, la Regione Lombardia ha approvato una delibera "che prevede la presa in carico e il monitoraggio sul territorio da parte dei medici di famiglia", dei pazienti sintomatici.

Così ora, in Lombardia, i medici di famiglia dovranno mappare i malati che presentano sintomi simil-influenzali, tenendo sotto controllo le loro condizioni di salute, per evitare che peggiorino. "Per sapere quante persone hanno oggi il Covid-19 dovremmo testare tutti, il che è ovviamente impraticabile nonostante l’enorme potenziamento dell’attività laboratoristica- ha spiegato al Corriere della Sera Luigi Cajazzo, direttore generale dell’assessorato alla Sanità lombardo- Sono attivi 22 laboratori con una potenzialità di 5/6000 campioni al giorno". La strategia lombarda è quella di "testare solo i casi con sintomatologia virale che accedono ai Pronto soccorso e gli operatori sanitari sintomatici". A tutti gli alti, ci pensa il medico di famiglia, che ha "un ruolo attivo di sorveglianza verso i pazienti con sintomatologia respiratoria che non hanno necessità di ricovero, anche se non sono positivi al tampone".

Secondo le stime riportate da Cajazzo, "circa il 70% dei medici stanno già svolgendo le attività richieste", a dimostrazione della collaborazione della medicina generale nell'affrontare l'emergenza. In caso le condizioni dei pazienti a casa peggiorino, il medico può chiamare le Unità speciali per le visite a domicilio: "Attualmente sono circa 45 postazioni sul territorio regionale, nelle sedi delle attuali guardie mediche, con un totale di circa 100 dottori".

Secondo la stima dell'assessorato alla Sanità, riportata dal Corriere della Sera, sarebbero 20mila, i pazienti lombardi trattati come sospetti casi di Covid-19, pur non avendo effettuato il tampone. Non si tratta di persone asintomatiche, che secondo i virologi sarebbero molte di più, e nemmeno delle categorie a rischio come medici e infermieri, ma di quelle persone che presentano sintomi simili all'influenza. A Milano, sarebbero almeno 1.800.

Oltre ai presunti casi sommersi, è compito dei medici di base anche il monitoraggio dei malati a domicilio, risultati positivi al tampone per il nuovo coronavirus, che sarebbero 15.620. "In questa fase- ha spiegato l'assessore al Welfare, Giulio Gallera- è di fondamentale importanza effettuare un'attenta sorveglianza sui quadri clinici simil influenzali. L'interlocutore privilegiato è il medico di medicina generale".

Il provvedimento "a tutela di medici, infermieri, operatori e degli stessi pazienti, prevede un monitoraggio clinico anche degli operatori sanitari", ai quali verrà rilevata la temperatura, prima dell'inizio del turno. Se la temperatura dovesse superare i 37,5 verrà richiesto il tampone.

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