Anche Beethoven diventò progressivamente sordo. Nel 1819 aveva completamente perso l'udito. Nonostante ciò, continuò a comporre: la Nona Sinfonia con l'«Inno alla gioia» fu scritta nel 1824. Giancarlo Cerri, artista pittore milanese classe 1938, che dal 2005 soffre di una forma grave di maculopatia ed è ipovedente, dopo un'interruzione è tornato nel 2016 a tela e pennello: «Io dipingo ormai con la testa, non più con gli occhi». Con un'ironia dal sapore amaro ha chiamato «I quadri dell'orbo» la personale a cura di Stefano De Angelis che ha inaugurato al Centro Culturale di Milano, in Largo Corsia dei Servi 4, a due passi da piazza San Babila (ingresso libero, lun-ven h 10-13, 14-18. sab-dom h 15-19, www.cbmitalia.org). Eppure è proprio la mancanza di precisione che colpisce. «Mio padre riconosce pochi colori oggi - dice Giovanni Cerri, figlio di Giancarlo e pittore anch'egli -. Si è inventato un sistema con dei cartoni e lo scotch. A memoria ricostruisce le tinte in acrilico e le distribuisce aiutandosi per i bordi col nastro adesivo». Quadri che presentano forme geometriche e colorate, che ricordano i dipinti di Mondrian.
Fino al 6 aprile si può visitare l'esposizione, realizzata in collaborazione con Cbm Italia Onlus, organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella cura e la prevenzione della cecità evitabile nei Paesi del Sud del Mondo.MCB
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