Il memoriale sarà consegnato al giudice nell'interrogatorio di garanzial'inchiesta

«Loro chiedevano sempre di più e io mi sentivo debole, solo, esposto, con i lavori in ritardo, con Rognoni che fa il “dominus”». Dal carcere in cui si trova dell'8 maggio scorso, l'ex manager di Expo Angelo Paris scrive un memoriale che presenterà al giudice nel giorno del suo interrogatorio di garanzia. Il dirigente è accusato di aver ceduto alle «lusinghe» di Sergio Cattozzo, Gianstefano Frigerio, Luigi Grillo e Primo Greganti, che gli promettevano avanzamenti di carriera e poltrone nelle grandi società pubbliche in cambio delle dritte giuste per ottenere gli appalti per il 2015. Morale: «Sono stato un cretino a fidarmi di loro».
Paris, nelle cinque pagine manoscritte subito dopo il suo arresto, ha fin da subito ammesso le proprie responsabilità respingendo però di far parte della presunta «cupola». E nel fare la «cronologia degli avvenimenti» ha messo nero su bianco le offerte di Frigerio, Greganti e Cattozzo. «Mi sembra possono comprendermi - scrive l'ex manager -, offrirmi “protezione politica” mai avuta in passato e (millantata) capacità di assicurare un “futuro professionale” stabile». È un'offerta invitante, e «io non sono capace di dirgli di no (mi rendo conto di non aver fatto bene). Loro chiedono di più - sottolinea poi in un paragrafo del memoriale - mentre io mi sentivo debole, solo, esposto, con i lavori in ritardo, con Rognoni che fa il “dominus”».
Il verbale di Paris è il racconto di un uomo incapace (per debolezza o calcolo) di mettere un argine alle pressioni della cupola. «Mi rendo conto solo adesso - dice infatti - di non essere stato la persona adatta, non dal punto di vista tecnico manageriale ma della capacità di sopportare una tale mole di “stress psicologico” e di respingere i tentativi di avvicinamento e di capire chi evitare di frequentare».
E dopo aver risposto alle domande del giudice, dopo aver parlato di Greganti («Non ha mai fatto riferimento a personaggi politici, faceva riferimento ad aree politiche della Sinistra, Pd.

Una volta ha fatto riferimento al ministro Martina) e di Silvio Berlusconi («a lui faceva riferimento Frigerio parlando dell'avanzamento della mia carriera»), arriva anche un'amara conclusione. «Mi rendo conto solo adesso che ho avuto questo “stop forzato” - dice Paris - che non ne è valsa la pena: ho trascurato per anni la mia famiglia, i miei figli, per finire in prigione».

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