Milano, agente minacciato e sequestrato da due detenuti

I due, che si trovavano nel reparto d’isolamento, hanno finto un malore per poter essere scortati in infermeria. Una volta soli con l’agente, hanno fatto scattare il loro piano: l’intenzione era quella di impossessarsi delle chiavi di un altro settore della struttura detentiva per vendicarsi di un altro detenuto

Milano, agente minacciato e sequestrato da due detenuti

Nuova aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria, avvenuta all’interno della casa circondariale di Bollate (Milano) nella serata di ieri.

Erano all'incirca le 21. La guardia, che stava scortando in infermeria due italiani detenuti in isolamento, è stata minacciata con delle forbici e delle lamette, quindi letteralmente sequestrata. Dopo aver imbavagliato il poliziotto per evitare che gridasse, gli aggressori lo hanno legato ad un letto e rinchiuso in una cella. Prima di lasciarsi alle spalle la vittima, i due prigionieri si sono appropriati di alcune chiavi in suo possesso col fine di accedere ad altre zone della struttura detentiva. L’intenzione era quella di effettuare una spedizione punitiva ai danni di un altro detenuto, utilizzando le stesse armi improvvisate che erano servite in precedenza per intimorire l’agente.

Le grida lanciate da alcuni prigionieri hanno richiamato l’attenzione degli altri poliziotti in servizio. Questi sono immediatamente intervenuti per evitare il peggio, riuscendo a bloccare appena in tempo la serratura della cella che i due aggressori avevano intenzione di aprire per raggiungere il loro obiettivo. Gli agenti sono infine riusciti a riportare l’ordine nel carcere, tuttavia il grave episodio ha lasciato dietro di sé degli strascichi polemici.

Dure le parole del segretario generale Osapp Leo Beneduci, riportate da “MilanoToday”. “L'ultimo episodio accaduto presso il carcere di Milano Bollate dimostra che il mito del “carcere modello” si sia profondamente appannato. Un episodio del genere, oltre a mettere in pericolo gli agenti operanti, dimostra come anche nei contesti penitenziari idilliaci (o sponsorizzati come presunti tali), il rispetto delle regole rappresenti la condizione fondamentale per scommettere sulla rieducazione di tutti gli utenti, anche dei più problematici. Se nel carcere più 'bello' d'Italia, dove i dirigenti penitenziari hanno coronato le loro carriere, succede che un agente venga sequestrato da detenuti i quali avevano intenzioni omicidiarie verso un altro utente, qualche domanda chi comanda l'amministrazione penitenziaria centrale e periferica dovrebbe porsela. Ma la priorità ad oggi è una eccessiva indulgenza e un pietismo verso l'utenza, inversamente proporzionale al pugno di ferro disciplinare contro gli agenti che hanno commesso errori in servizio”.

Anche Gennarino De Fazio dell’Uilpa di polizia penitenziaria denuncia il grave episodio e chiede interventi urgenti. “Se ci dobbiamo affidare al soccorso dei detenuti per garantire la sicurezza delle istituzioni e per portare a casa la pelle, siamo al fallimento del sistema d'esecuzione penale dello Stato. Ribadiamo che non si può affrontare l'emergenza conclamata con pur condivisibili misure ordinarie. Servono interventi eccezionali, che contemplino dal ripianamento degli organici al potenziamento degli strumenti tecnologici e ausiliari.

Rinnoviamo pertanto l'invito al ministro Bonafede a costituire una sorta di ‘unità di crisi’ con l'obiettivo di concepire provvedimenti immediati, concreti e tangibili che favoriscano la messa in sicurezza del sistema penitenziario a carattere emergenziale”.

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