Milano negli scatti di 47 fotografi

Le immagini di nomi importanti accanto a giovani promesse

Antonio Bozzo

La città è un corpo che cambia, come cambiamo noi umani nel corso del tempo. Milano cambia più in fretta di altre metropoli italiane, allineandosi alle velocità di mutamento delle capitali europee. Sono 47 i fotografi che hanno documentato con immagini la nuova Milano, imprendibile realtà, scenario perfetto per chi vuole allenare lo sguardo all'indagine. Non possiamo elencarli tutti (47 non sono pochi), ma sulla pagina Facebook della Galleria Bel Vedere, luogo dove espongono i loro lavori, ci sono i nomi: alcuni ben conosciuti, altri rappresentano le nuove promettenti leve. Le fotografie restano visibili nella sede della Galleria, in via Santa Marta 18 vernice stasera dalle 18 alle 21 -, fino al 24 febbraio. Sono tredici anni che «Prima visione. I fotografi e Milano» è appuntamento di prestigio, una panoramica che fa conoscere nuovi autori e angoli anche insoliti della città. Le immagini sono selezionate e proposte dal Grin (Gruppo ricercatori iconografici, che dal 2010 collabora all'iniziativa), associazione di professionisti di cui è presidente Mariateresa Cerretelli. Giovanna Calvenzi, notissima esperta di fotografia e tra i primi photoeditor italiani a operare nei giornali fin dagli anni Ottanta, ha parlato di «dialogo affettuoso» tra i fotografi in mostra e la città. Strade, architetture, esseri umani, eventi di massa, luoghi di disagio, cieli ritagliati testimoniano la vitalità di Milano e la voglia di comprenderla di chi, con umiltà e mestiere, ne coglie le epifanie. Su tutto, ma è una suggestione di chi scrive, aleggiano gli spiriti buoni di Gabriele Basilico e Amilcare Ponchielli. Dall'aldilà, sorvegliano che le loro lezioni di stile, umano e professionale, non vengano tradite. La fotografia, dicevano (naturalmente erano grandi amici), sarà «l'unica forma d'arte che resta, quella che meglio interpreta il nostro tempo». Oggi è una pratica abusata: tutti fotografano, convinti che basti schiacciare il tasto del cellulare, e inquadrare un tramonto o il proprio gatto, per aver fatto una fotografia. Per i curiosi: seguite i ragionamenti di Settimio Benedusi, fotografo di fama.

«Ai miei allievi - dice - ordino di scattare una foto sbagliata. Non ne sono capaci, la tecnica fa tutto per loro, mette a fuoco e inquadra, ma manca l'anima». Ecco, nelle foto di Prima Visione l'anima invece c'è. Le immagini in mostra si possono comprare.

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