È l'esperienza della giunta Albertini il punto di partenza per Stefano Parisi, candidato a Milano per il centrodestra e che con il sindaco di Forza Italia fu City manager. Vuole ripartire da quel momento storico, "dagli Stati generali del 1998", per pensare alla Milano che sarà, "tra 10-20 anni".
"Oggi nei cassetti di Pisapia non c'è nulla", va all'attacco nel presentare il suo programma, sottolineando come a "Milano si stia creando una nuova piattaforma del centro destra" che potrà avere un ruolo anche a livello nazionale, ma anche concentrato, in caso di vittoria, sui suoi compiti da sindaco. Sarà "un avviso di sfratto per Renzi", come dice Salvini? Parisi, per ora, è più cauto.
Il candidato rivendica il ruolo delle passate amministrazioni, sottolineando come "molti parlano di 'miracolo Milano' dopo Expo ma è effetto di decisioni prese dalle giunte Albertini e Moratti" e chiendendo un confronto aperto con Sala, in campo per il centrosinistra. "Non si tratta di fare un match ma di ridare fiducia agli elettori".
Cauto è anche Ignazio La Russa, presente insieme a Mariastella Gelmini, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, in rappresentanza dei partiti che sostengono il candidato a Milano.
Se Parisi ribadisce di correre prima di tutto per la città, anche La Russa è chiaro: con Ncd "ma una cosa sono le scelte nazionali, un'altra quelle a livello amministrativo". Ma la sfida, sottolinea la Gelmini, è "centrale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.