Marta Calcagno Baldini
Come fa lui quando punta lo sguardo sugli anziani, i «vecchioni», nello sconfinato refettorio del Pio Albergo Trivulzio, o quando si concentra sulla figura della donna nel suo tempo, che sia una prostituta, una neo mamma o una fanciulla pronta a innamorarsi delle parole contenute nella lettera che ha appena aperto e sta leggendo, la Galleria d'Arte Moderna dedica un focus, preciso e delicato, ad Angelo Morbelli a cent'anni dalla sua morte, avvenuta nel 1919 a Milano, sua città d'elezione.
L'artista, nato nel 1853 ad Alessandria «da agiati (ma onesti!) genitori», si trasferisce nel 1867 sotto la Madonnina per frequentare l'Accademia di Brera: da oggi al 16 giugno una trentina di sue opere oltre a quelle di pittori - amici e contemporanei - descrivono il suo mondo e permettono di entrare nel suo linguaggio oltre che nella sua epoca. «Da molti anni un museo a Milano non dedicava una monografica a questo artista, che recentemente è stato molto apprezzato anche dal mercato - dice Paola Zatti, curatrice della mostra -. La Gam possiede capolavori assoluti di Morbelli come La Stazione Centrale e I Vecchioni del Pio Albergo Trivulzio. Alcune di queste opere furono acquisite dalla Gam direttamente dall'artista: grazie all'attività di ricerca necessaria per questa mostra abbiamo scoperto cose nuove anche riguardanti la nostra storia come Galleria d'Arte Moderna».
Ad esempio il fatto che Morbelli espose alla Gam nel 1905, quando Villa Reale era ancora di proprietà dei Savoia: «Morbelli - continua la Zatti - ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della questione divisionista, se la vogliamo chiamare così. Si è posto molti quesiti sulla tecnica, che condivideva con Pellizza da Volpedo e altri artisti del momento, e ha lasciato un segno abbastanza significativo soprattutto sulle generazioni successive: Boccioni, Previati, quelli che poi avrebbero animato le avanguardie avevano guardato ad artisti come Morbelli come punto di partenza per rinnovare il linguaggio». Un artista «bonario, ma puntiglioso» come lo definisce Aurora Scotti. Quattro figli, una moglie, una vita tranquilla e morigerata, «in questo andava d'accordo con Pellizza da Volpedo, erano amici». Un pittore che si spostava da Milano al Monferrato e ne rappresentava i luoghi più significativi. Dalla Galleria Vittorio Emanuele, passando per il Duomo fino alle colline del Monferrato e la Colma, la sua casa in campagna dove si trasferiva con la famiglia ogni estate.
Nella precisione con cui rappresenta i paesaggi non manca mai una componente poetica: dalla mostra emerge la figura di un artista attento e sensibile, profondo e non aggressivo. Ecco perché anche gli accostamenti con gli altri pittori dell'epoca sono selezionati. Nella parte iniziale sulla formazione di Morbelli è vicino a Luigi Bisi, suo maestro nella prospettiva.
Sul tema della maternità è accostato a Medardo Rosso e sono presenti due lavori di Pellizza che testimoniano la vicinanza dei due artisti.Info: Gam-Galleria d'Arte Moderna, via Palestro 16. www.gam-milano.it, 02-88445943. Orari: martedì-domenica, ore 9-17.30. lunedì chiuso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.