Molestie e ricatti sessuali alle studentesse: docente condannato

Per il responsabile arriva l'interdizione all'insegnamento per un anno e la condanna a due anni e mezzo di carcere

Molestie e ricatti sessuali alle studentesse: docente condannato

Dagli apprezzamenti alle molestie, fino ad arrivare ai palpeggiamenti e alle richieste esplicite di favori sessuali con tanto di ricatto: ecco alcuni motivi per i quali un docente di Tecniche di radiologia medica dell'università Statale di Milano è stato condannato a due anni e mezzo di carcere, con l'aggravante della carica di pubblico ufficiale, per il reato di violenza sessuale ai danni di due studentesse.

Oltre la pena detentiva, per il professore 34enne è arrivata anche l'interdizione per un anno dall'insegnamento e l'obbligo di versare 8mila euro di risarcimento alle parti coinvolte nella causa. A costituirsi parte civile nel processo non sono state, infatti, solo le due ragazze vittime di molestie ma anche l'istituto Cto di Milano, che ha contestato al docente il danno d'immagine a causa del fatto che uno degli incresciosi episodi si è verificato all'interno di uno dei suoi laboratori.

Le molestie

I fatti contestati all'imputato si sono verificati tra la primavera e l'estate del 2018, quando le ragazze avevano rispettivamente 19 e 23 anni di età. La più giovane delle due, una matricola, era divenuta fin da subito oggetto di esplicite molestie da parte del 34enne, il quale, come si legge nel capo di imputazione, continuava con insistenza a rivolgere alla vittima inopportuni e indesiderati apprezzamenti sull'aspetto fisico e inviti a incontri privati.

In occasione di un esame non superato dalla studentessa nel mese di luglio del 2018, il docente fissò un appuntamento nel suo studio, ufficialmente per rivedere il compito insieme alla 19enne. In quella circostanza, tuttavia, la giovane fu vittima di un ricatto. "Per passare l'esame potresti farmi qualche favore", le propose infatti il professore. Impaurita, la ragazza si alzò dalla sedia di scatto per raggiungere la porta e uscire dalla stanza, ma venne raggiunta dal 34enne e palpeggiata nelle parti intime.

Il medesimo stratagemma, quello della scusa della lezione privata, fu adottato per approcciarsi anche alla seconda delle sue vittime, difesa dal legale Alessandra Silvestri. Dapprima il docente tentò di organizzare un incontro con la 23enne nella propria abitazione, così da poter approfondire il contenuto di un argomento già affrontato in aula. Una soluzione che aveva fatto nascere qualche sospetto nella giovane, la quale insistette per cambiare il luogo di confronto. Si optò alla fine per la stanza di radiologia dell'ospedale Cto di Milano, dove si svolgevano in genere lezioni e tirocini.

"Se rispondi bene alla domanda mi dai un bacio", le disse il docente a un certo punto. "Ero pietrificata, imbarazzata, alla fine un bacio gliel'ho dato", ha raccontato la giovane in aula nei mesi scorsi. Fortunatamente la vittima non solo aveva deciso di registrare l'incontro, ma, nonostante l'imbarazzo, aveva subito raccontato l'increscioso episodio a un'altra docente dell'Università. Fu quindi allertato il preside della facoltà, il quale denunciò immediatamente i fatti all'autorità giudiziaria, facendo di fatto partire le indagini.

Durante il processo sono emersi altri dettagli sul modus operandi del 34enne, non nuovo evidentemente a episodi del genere. Una ragazza, all'epoca dei fatti coordinatrice studentesca, ha infatti raccontato al giudice di aver "raccolto diverse lamentele da parte di altre ragazze, tra cui comportamenti inopportuni come battute a sfondo sessuale, nomignoli e l'offerta di fare lezioni private".

Il docente, difeso dal legale Carlo Giulio Torti, non ha potuto negare di aver "messo in atto qualche comportamento poco consono", spiegando di averlo fatto col solo scopo di rendere "meno pesante il clima con gli studenti".

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