Niguarda chiude rianimazione. "Vittoria, ma la guerra è lunga"

Riconvertita una delle sei terapie intensive Covid-19. "Mai più le ambulanze in coda ai pronto soccorso"

Niguarda chiude rianimazione. "Vittoria, ma la guerra è lunga"

«Quella di oggi è una piccola vittoria in una battaglia che dovremo combattere ancora a lungo. Ora dobbiamo organizzare il ritorno alla normalità, che sarà problematica». A parlare così è Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva di Niguarda, che ieri ha «chiuso» uno dei sei reparti di terapia intensiva Covid, da 27 posti letto, la «Corona 4», che tornerà a essere la terapia intensiva post trapianti (dal 21 febbraio l'ospedale ha effettuato 21 trapianti) per la cura dello scompenso cardiaco e l'infarto miocardico, che costituisce il dna dell'azienda. Rimangono attive le altre terapie intensive Covid e una struttura «da 20 letti pronta a partire: per il futuro servirà avere strutture che si possono accendere a seconda delle necessità. Non dobbiamo più vedere le code delle ambulanze davanti ai pronto soccorso».

Due gli insegnamenti di questa esperienza: «Dal punto di vista medico avere un data base complessivo cui poter accedere in tempo reale. L'altro è che è mancato completamente la possibilità di contatto con i famigliari dei pazienti, che erano in isolamento, e con cui non abbiamo potuto condividere informazioni e preoccupazioni. Il rapporto diretto con i pazienti, quando possibile, e con le famiglie è molto più importante di quanto non si pensi». Fumagalli ha 64 anni, è specializzato in Sindrome da distress respiratorio acuto, ha lavorato al Policlinico, al San Gerardo di Monza, a Bergamo come direttore della rianimazione, e dal 2011 è direttore del reparto di terapia intensiva di Niguarda, «ma una cosa del genere non l'ho mai vista: di casi così me ne saranno capitati 30 in un anno, in questi due mesi ho visto i casi di cinque anni!». Nei momenti peggiori Niguarda aveva 350 ricoverati Covid, dall'inizio dell'emergenza ne ha assistiti 850. «Mi ha spaventato molto l'incremento dei contagi e siamo davanti a una malattia nuova, con manifestazioni anomale come sintomi cardiaci, alterazioni della coagulazione». Anche il numero così alto di decessi, è legato a un «altissimo numero di contagi», che continuano a salire: solo ieri nel Milanese si sono registrati 279 nuovi casi, ma «stiamo vedendo la coda. È ormai qualche giorno che non ricoveriamo pazienti da altri reparti, e comunque i casi che si presentano ora sono meno gravi».

Oltre ai 75 posti letto Covid ricavati man mano, oltre ai 25 letti di rianimazione generale e 30 di terapia subintensiva «fondamentali per alleggerire il pronto soccorso» Fumagalli ha dovuto far fronte alla carenza di personale «ma tutti i nostri medici si sono convertiti, così gli infermieri e i 15 specializzandi, con la carenze di medicinali, i dispositivi contati, i ventilatori e i C-Pap da reperire - «abbiamo provato anche le maschere di Decathlon ma le abbiamo abbandonate» -, lo stress degli operatori cui è stato messo a disposizione un supporto psicologico costante, turni massacranti e 4 riunioni al giorno. «Tutti mi volevano vedere e parlare, l'ospedale ha collaborato al massimo, questo è stato bellissimo».

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