Il Pd vince (solo) in città. "Magra consolazione"

Il sindaco Beppe Sala: "L'obiettivo delle Regionali è complicato" Da Fiano a Mangili, l'ira dei dem sconfitti

Il Pd vince (solo) in città. "Magra consolazione"

Una batosta. Il centrosinistra perde in tutta la Lombardia salvo in tre collegi uninominali di Milano, quello per la Camera nel centro storico (dove Benedetto della Vedova ha sconfitto il candidato del centrodestra Giulio Tremonti), Camera 7 (Bruno Tabacci ha battuto l'azzurro Andrea Mandelli) e nel collegio Lombardia 3 per il Senato (Antonio Misiani batte la leghista Maria Cristina Cantù). Persa dal 2012 l'ex Stalingrado d'Italia, Sesto San Giovanni, il capoluogo è diventato l'unico «fortino», il centrosinistra con il 39% dei voti si conferma prima coalizione, il centrodestra è dietro di sei punti (33,3%). Il Pd è primo partito in città con il 26,2%, Alleanza Verdi e Sinistra qui tiene con il 6,47%, +Europa è al 6,23%, Impegno civico di Luigi Di Maio - che aveva ricevuto il supporto del sindaco Beppe Sala - arriva appena allo 0,34%.

La sorpresa in città è il Terzo polo, che arriva al 16% e supera anche il Pd in diversi seggi del centro, compreso quello di via Ruffini dove ha votato Silvio Berlusconi e in via Goito dove ha votato Sala. E la campagna senza esclusione di colpi tra dem e Italia Viva-Azione potrebbe avere strascichi a Palazzo Marino dove i partiti governano insieme. Tempi duri per Sala, specie se prenderanno strade diverse anche alle prossime Regionali. Il sindaco non ci gira intorno: «É una brutta giornata per noi. Nessuna sorpresa rispetto ai sondaggi, quando mi sono schierato per il Pd ero totalmente consapevole che sarebbe andata così ma era giusto farlo. Da sindaco non posso che augurarmi che ora il centrodestra formi il prima possibile il governo».

Il risultato a Milano per il centrosinistra «è molto buono e non è vero che siamo la coalizione della ztl, andiamo bene anche oltre la 90/91. Ma capisco che è una magra consolazione». Gli errori del Pd? «Era nel mezzo, non era a sinistra avendo rinunciato al patto coi 5 Stelle, che ha fatto una politica di sinistra, e non aveva Renzi e Calenda, è rimasto da solo. Il timing delle elezioni poi è fondamentale. Mi spiace anche per Di Maio ma operazioni costruite in fretta e furia fanno fatica. E Giuseppe Conte con Meloni è stato un vincitore». L'obiettivo di battere il centrodestra alle Regionali però sembra un miraggio. «Se rimangono in campo Attilio Fontana e Letizia Moratti è giocabile, sennò oggettivamente è complicato». Il campo largo? «Tenere tutti insieme è fatica ma premia, anche per me non è sempre semplice mettere d'accordo Verdi e Renzi-Calenda». Sull'ipotesi di riaprire il dialogo con M5S: «Bisogna provarci ma dipende su che basi» dice Sala.

Nel Pd scoppiata l'ira degli sconfitti e un'aria da resa dei conti. A Sesto, Emanuele Fiano è stato battuto da Isabella Rauti (FdI). «Ha perso il Pd per molte ragioni - sottolinea -, tutte nostre, che ci hanno portato al peggior risultato complessivo che io ricordi. Abbiamo affrontato una elezione maggioritaria da soli e non poteva che finire così». Matteo Mangili, sconfitto anche lui a Sesto, ha visto in queste settimane «la nostra gente scoraggiata, stanca, disorientata Non si meritano questa condizione. Bisogna ritrovare la forza di una proposta politica che dia speranza». L'eurodeputato Pierfrancesco Majorino scrive: «Abbiamo perso e non cercherei consolazioni. Il Pd ne esce malconcio, inutile girarci intorno. Il rischio maggiore è di essere avvertiti come l'eterno partito della stabilità che abbraccia le agende del momento senza averne una chiara».

Per il consigliere regionale Pietro Bussolati «in questi 5 anni si è sostenuto tutto e il suo contrario». Finiti gli sfoghi, è già ora dell'eterno dilemma primarie sì o no e alleanza coi 5 Stelle (sì, no, forse) alle Regionali.

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