Perelli Cippo arriva a Milano

Grande retrospettiva al Museo diocesano fino al 27 maggio dedicata al pittore del trotto, del galoppo e non solo

Perelli Cippo arriva a Milano

Nelle composizioni di Giancarlo Perelli Cippo quello che colpisce è la capacità con estrema precisione il tema da svolgere con istinto naturale senza sforzi interpretativi, dipingendo di getto e con una foga irrefrenabile ciò che lo colpisce, trasmormando la realtà in un mondo poetico a cavallo tra il reale e il sublime senza nulla togliere alla modernità e senza sforzarsi di mantenere quella patina di tradizione che fa parte del linguaggio dei suoi grandi maestri. Non vi è divario tra sacro e profano, tra natura e l'uomo e il vero collante è il silenzio che traspare da alcune opere, dall'altra l'azione vorticosa di ciò che rappresenta sulla tela ma che trova prima spazio nel suo sentire, percepire. emozionarsi.

Stiamo parlando di un pittore che non proviene dal mondo dei, dalal moda di certe correnti, ma un un uomo libero in tutti i senso, forse solo schiavo della forte passione per i cavalli, per il mondo delle scuderie, delle scommesse di cui ne fu anche vittima, uan vittima consapevole che solo in questo modo avrebbe potuto toccare l'anima delle sue creature e con essa la forza che questi esseri emanavano, una razza che si può dire la più vicina all'uomo. Senza schemi imposti dai capricci del mercato, Perelli Cippo ha sempre impostato le sue tele, vuoi che si tratti di nature morte, fiori, corse all'ippodromo, paesaggi, natività, ritratti, con indicibile dolcezza fondendo energia, materia, poesia e, inserendosi nell'incerta cornice della nostra stagione artistica novecentesca.

Per la sua carica emozionale e per la sua genuina capacità di esprimere poesia, il Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese 95) di ha voluto decicagli una personale all'interno dei suoi magnifici spazi fatti di un'architettura quattrocentesca e cinquecentesca, dove in altre sale si trovano raccolte di imortanti pittori d'arte sacra, cogliendo di Perelli Cippo quelle qualità esterporanee che gli valsero infiniti riconoscimenti nonchè la meritoria fedeltà al messaggio figurativo. Lui, il primo dei moderni lombardi è stato scelto da Paolo Biscottini, direttore del museo e curatore della mostra per la freschezza del suo spirituale impegno ricco di umanità.

Fino al 27 maggio si potranno ammirare una sessantina di opere del pittore milanese Perelli Cippo (1923-2004) che fino da giovanissimo ha dato prova di grande sensibilità verso l'arte, iniziato al disegno da Gino Moro e Arturo Checchi, suoi insegnanti all'Accademia di Belle Arti di Brera, un insegnamento che ha perfezionato sotto la guida di Marussing, Ballo e Bolgiani. La sua base classica unita al tratto e alla sintesi cromatica della sua mano, hanno fatto dell'artista una figura singolare nel panorama culturale italiano.

Dopo i primi inviti alle Biennali di Arte Sacra, iniziano le prime personali dalla Galleria Salvetti fino alla Galleria Ponte Rosso con la quale intraprese un lungo cammino di collaborazione dai primi anni Settanta. Nurosi i Premi e i riconoscimenti, ma ciò che di Giancarlo Perelli Cippo tutti ricordano è l'amore per i cavalli, per le corse; il trotto e il galoppo in una San Siro affollata di scommettitori, tutto il mondo delle scuderie, i fantini con i loro caschi colorati seduti suoi loro sulky, la frenesia dei corridori, l'attesa del pubblico, lo scatto nervoso all'arrivo dei cavalli sono pagine di storia. Ma l'autore ci ha regalato anche paesaggi sublimi, gli angoli più remoti delle città che più amava da Milano con i suoi navigli, alla Sila, della Sardegna, Venezia ma anche Amsterdam con i suoi canali e Parigi con le strade a scalinate che portano a Montmartre. Molti scorci della Darsena di Porta Ticinese sono stati osservati da Perelli Cippo dalle finestre di Piazza XXIV Maggio, una casa luminosa nel cuore popolare della vecchia città. Ermanno Federico Scopinich ha realizzato nel 1976 la sua monografia. Di lui hanno sempre parlato bene Leonardo Bergese, Raffaele De Grada, Mario Ghilardi, Luigi Gianoli, Gino Moro, Angelo Caniggia, Carmelo Strano, Mario Monteverdi, Giulio Vito Musitelli, Gianni Brera, Max Dissar, Silvio Consadori, Eros Pellini, Luigi Filocamo, Giuseppe Novello, Orlando Consonni. Amicizia e stima sempre contraccambiate dall'artista con grande umiltà, come un premio non meritato, tanta era la sua modestia e intelligenza. Alcuni di loro lo accompagnavano alle corse perchè era un vero professionista, un segmento di natura nel cemento forzoso della sua Milano.

Proprio in un momento in cui l'ippica è in un momento di grave sofferenza sia per i tagli ai contributi ministeriali sia per le difficoltà di avere un numero che rischia di non essere più sufficiente di appassionati e di scommettitori, i quali stanno abbandonando questo settore che lega l'uomo all'animale che è un binomio indissolubile, parliamo di un artista che questo mondo lo conosceva bene fino a rappresentarlo sulle sue tele con passione e competenza. Di quella Milano sapeva cogliere e trasferire sulla tela anche un vaso di fiori su un balcone o un tram in Corso Vercelli.

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