Il pericolo maras salvadoregne a Milano continua ad essere presente e sono i fatti a dimostrarlo: Josè Balmore Iraheta Argueta, il ventottenne fermato per lo stupro della turista canadese avvenuto lo scorso settembre e per un altro caso analogo nel 2010, era un membro della Mara 18, una delle due gang salvadoregne tristemente note a livello mondiale (assieme alla MS13) e attive da anni anche nel milanese. Iraheta era anche stato in carcere dopo essere stato condannato per un tentato omicidio nei confronti di un membro di una gang rivale, ma era già libero, senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora. Del resto anche Antonio Omar Velasquez “Chukino”, uno dei condannati per l’omicidio di Albert Dreni, era irregolare sul territorio e con precedenti per rissa e porto abusivo di arma bianca.
Era il 3 luglio 2016 quando nei pressi del locale “Lime Light” “Chukino”, assieme ad Arturo Mauricio Sanchez Soriano “Peludo” e a un gruppetto di altri mareros salvadoregni membri della MS13, aggredirono a coltellate per futili motivi due ragazzi ferendone uno e uccidendo Albert. Le indagini portarono all’arresto di nove mareros frequentatori del parchetto di via Nervesa, in zona Brenta, storico luogo di ritrovo della MS13 a Milano, con tanto di graffiti all’entrata per rivendicare il territorio ed è proprio lì che nel maggio 2016 un altro marero era stato ferito a coltellate durante una rissa tra gang. Un’area verde che era destinata agli abitanti dei condomini circostanti e dei bambini, ma che invece è diventata base della gang salvadoregna. I residenti della zona sono esasperati dai continui schiamazzi, dalle risse, dal continuo traffico di strani personaggi che affollano le aree coperta a tutte le ore del giorno e della notte, tanto che il municipio 4 ne ha deciso lo smantellamento sarà sufficiente? Probabilmente no. La scia di sangue delle maras su Milano va però ben oltre: erano le 21:50 dell’11 giugno 2015 quando all’altezza della stazione di Villapizzone Carlo Di Napoli, controllore sui treni di Trenord, veniva aggredito a colpi di machete da tre membri della MS13 sprovvisti di biglietto, rischiando l’amputazione del braccio mentre il suo collega veniva ricoverato in ospedale con un trauma cranico. Agli arresti finivano Jose Ernesto Rosa Martinez, Alexis Ernesto Garcias Rojas (entrambi salvadoregni) e Jahir Jackson Trivino Lopez “Peligro” (ecuadoregno).
Due mesi dopo, nel settembre 2015, veniva invece sgominato lo “stato maggiore” della Mara 18 surenos, gang rivale della MS13. Il suo “palabrero” (capo) era Denis Josue Hernandez Cabrera “el Gato”, già accusato di stupro a Milano e detenuto dal 2004 al 2013 nel Settore 1 della prigione di Izalco, in El Salvador. Il gruppo dei 18eros Surenos, che aveva fatto del Parco Trotter il suo nuovo punto di ritrovo, stava pianificando l’omicidio proprio di “Peligro”, uno dei componenti dell’aggressione a Carlo Di Napoli; piano sventato dagli investigatori. La faida tra MS13 e Mara 18 a Milano lasciò il primo indelebile segno il 13 luglio 2008 quando una partita di calcio tra salvadoregni giocata presso il centro sportivo “Forza e Coraggio” di via Gallura degenerò in scontro tra gang con tanto di cinghiate e un colpo di machete per cavare un occhio a Ricardo Antonio Gomez Guzman, 24 anni, raggiunto in via Pezzotti e ridotto in fin di vita. In seguito vennero arrestati quattro mareros della MS13. Un fatto che sconvolse la vasta comunità salvadoregna a Milano. Il capoluogo lombardo ha infatti la più grande presenza di espatriati salvadoregni fuori dalle Americhe, in gran parte persone pacifiche e lavoratrici che sperano di lasciare il problema Maras nel proprio paese d’origine. Purtroppo però l’infiltrazione delinquenziale ha varcato i confini di El Salvador ed è giunta anche a Milano.
Oggi la situazione delle maras in El Salvador è drammatica con i capi delle gang che continuano a dettar legge dalle carceri e con un bagno di sangue che non risparmia nessuno, nemmeno agenti di polizia, i militari e i civili. La situazione è talmente grave in El Salvador che vengono segnalate infiltrazioni delle maras anche a livello politico
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