Piccolo, una grande stagione tra Donnellan e Arlecchino

Presentato il nuovo cartellone con 17 spettacoli e sette produzioni all'insegna dell'internazionalità

Piccolo, una grande stagione tra Donnellan e  Arlecchino

Una caravella sagomata con le celebri cancellature dell'artista Emilio Isgrò prende il largo su una pagina scritta. Sta navigando alla «scoperta delle parole», promessa che capitan Sergio Escobar incide idealmente sulla polena di prua per affrontare la stagione 2018-2019 del teatro che dirige: il Piccolo. Con il direttore, e il direttore artistico Stefano Massini che prosegue il lavoro di Luca Ronconi, c'erano il sindaco Beppe Sala, Salvatore Carrubba del Cda del teatro e altri illustri relatori.

La stagione prenderà il via in settembre, biglietti e abbonamenti sono disponibili dal 25 giugno, sul sito www.piccolo.teatro.org. Impossibile descriverla nei dettagli. Ecco qualche numero: 17 gli spettacoli che vedremo prodotti dal teatro fondato da Strehler, 10 riprese e 7 nuove produzioni. Tre registi di fama dirigono lavori per la prima volta produzioni del Piccolo. Sono Declan Donnellan, che ieri ha preso la parola, trattando di recitazione e finzione, Shakespeare e potere, persino di Brexit. Del regista inglese, di cui il Piccolo ha ospitato riduzioni dal Bardo, vedremo (dal 9 ottobre al 16 novembre) La tragedia del vendicatore, di Thomas Middleton (contemporaneo di Shakespeare), nell'adattamento di Massini. Donnellan parla italiano, annuncia con orgoglio il Piccolo. Jacopo Gassmann, in Sala Alessi con il drammaturgo spagnolo Juan Mayorga, dirige Il ragazzo dell'ultimo banco (dal 21 marzo al 18 aprile). Mayorga, omaggiato da Escobar come «scrittore dei testi più belli letti negli ultimi anni», è un'ex professore di matematica ed è a scuola che ha affinato la capacità di indagare le vite degli altri, tema della pièce. Terzo nome è Marco Paolini, che porta in scena Nel tempo degli dèi. Il calzolaio di Ulisse (dal 14 marzo al 18 aprile). Un Ulisse cucito su misura per l'estro di Paolini, qui diretto da Gabriele Vacis. «Io e Paolini - ha detto il regista - abbiamo cominciato a fare teatro per cambiare il mondo. Qualcosa di quell'utopia è rimasta». Tra le produzioni, Il miracolo della cena, letture di Sonia Bergamasco da Fernanda Wittgens, che sarà rappresentato anche al Museo Vinciano (il Cenacolo) per un ristretto gruppo di spettatori. Poi Cuore di cane, dal romanzo politico-satirico di Michail Bulgakov, con regia di Giorgio Sangati e drammaturgia di Stefano Massini. Una sfida, portare in teatro il cane umano dello scrittore russo, che il Piccolo ha vinto.

Arlecchino servitore di due padroni non abbandonerà il pubblico che lo segue fin dal 1947. Con la messa in scena di Ferruccio Soleri, Arlecchino per tantissime stagioni (ora tocca ad Enrico Bonavera), lo spettacolo andrà in tournée a Madrid e in Kazakistan. Tra gli arrivi internazionali, quattro spettacoli russi, dai teatri di Mosca e San Pietroburgo. Poi dalla Spagna La dama duende, di Calderon de la Barca, con regia di Helena Pimenta (dall'8 all'11 novembre).

Grande attesa per The repetition, ideato a diretto da Milo Rau, in francese e fiammingo. Chiudiamo ricordando che tornerà Slava's Snowshow, spettacolo di alta clownerie. «Ho visto - ha detto Escobar felice - signori di 70 anni che rubavano i palloncini della messinscena».

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