Politecnico, una festa lunga 150 anni

Politecnico, una festa lunga 150 anni

Una festa lunga un anno per i 150 anni del Politecnico milanese che coinvolge l'intera città con una serie di eventi e avendo per compagni di viaggio il Museo Nazionale della Scienza, la Triennale, il Piccolo Teatro e il Teatro d'Europa, nonché la facoltà di architettura e di ingegneria.
La storia del Politecnico affonda le sue radici nel passato italiano, già in quella antichità del primo Medioevo in cui i costruttori si chiamavano architetti o meccanici. E' con il XII ° secolo che il nome di ingegnere fa la sua comparsa indicando coloro che venivano addetti alla manutenzione delle strade e dei corsi d'acqua. Un successivo decreto di Lodovico il Moro stabilirà una distinzione fra i magisteri fabrorum, ingegneri e architetti, ed i periti aestimatores, geometri, fissando per questi ultimi una tariffa meno elevata.
Dalla metà del XVI° secolo nello Stato di Milano è il Collegio degli Ingegneri a tutelare la professione e verificare i relativi requisiti professionali e di nascita. E' un Istituto che durerà fino all'inizio dell'Ottocento, quando l'arrivo di Napoleone ne provoca la soppressione e la formazione degli ingegneri viene stabilita in ambito universitario per la parte scientifica e presso gli studi abilitati per quella pratica.
Per la successiva metà dell'Ottocento, gli intellettuali lombardi cominciano a considerare l'intelligenza un fattore economico al pari dei capitali, della manodopera, delle infrastrutture. Fa parte insomma del processo di modernizzazione del Paese e ci si attiva dunque per creare le strutture all'interno delle quali possa crescere svilupparsi.
Il 29 novembre del 1863, Francesco Brioschi, già rettore dell'Università di Pavia, uomo politico, illustre matematico e segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione, nel suo duplice ruolo di Presidente dell'Accademia Scientifico-Letteraria e di fondatore e direttore dell'Istituto Tecnico superiore, il primo Politecnico d'Italia, inaugura i due atenei sottolineandone gli scopi comuni e la loro rispondenza ai bisogni intellettuali e materiali del Paese.
Gli elementi caratterizzanti delle nuove istituzioni sono il coordinamento fra gli insegnamenti scientifici di base e quelli tecnici e nella specificità di questi ultimi. L'Istituto Tecnico Superiore si ispira al modello dei politecnici di area tedesca e promuove una cultura tecnico-scientifica. Inizialmente il corso di studi riguarda due indirizzi: ingegneria civile e ingegneria industriale e un triennio di applicazione. Già due anni dopo, per iniziativa di Camillo Boito (fratello del compositore Arrigo), l'Istituto si arricchisce della Scuola per architetti, attraverso l'interazione con l'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel giro di un decennio una Scuola preparatoria biennale completa il cursus degli studi. Definito dagli studenti «l'Asilo Brioschi» per la severità e le disposizioni disciplinari, l'Istituto prevede frequenza obbligatoria dal lunedì al sabato pomeriggio , assenze giustificate, viaggi di istruzione, esercitazioni pratiche, verifiche scritte. Con l'attivazione, appunto nel 1875 del Biennio preparatorio, l'immatricolazione avviene subito dopo la Maturità. L'Anno accademico andava allora da metà novembre alla fine di luglio, limitando le vacanze ai giorni di festa e ad altri dieci giorni fra il Carnevale e la Pasqua. Gli esami si svolgevano tra fine luglio e la prima settimana di agosto all'ombra del pronao della Cappella del Palazzo della Canonica. Già alla fine dell'Ottocento il numero degli ingegneri industriali è salito per poi sopravanzare quello degli ingegneri civili. Un forte contributo lo diede Luca Beltrami, architetto, allievo di Boito che seppe sostenere le ragioni di Brioschi per un importante riforma dell'istruzione separando in maniera distinta la Facoltà di Architettura da quella di Ingegneria. Architetto grazie al quale si deve gran parte del rifacimento di Milano tra fine Ottocento e primi del Novecento (lavorò molto anche per il Vaticano e fu Senatore nonché collezionista vinciano: le sue raccolte si trovano alla Ambrosiana).
Nel Novecento la Legge Gentile limita l'accesso all'istruzione superiore ai provenienti dal liceo e introduce l'obbligo dell'esame di Stato per l'esercizio della professione. La modernizzazione del Paese sancisce nel secondo dopoguerra il ruolo fondamentale del Politecnico come fucina di innovazione, serietà e ricerca.
Nell'ambito dei festeggiamenti per il 150enario vanno segnalate tra le tante, due iniziative: la mostra «Milano 2033-Semi di futuro», curata da Luisa Collina , Paola Trapani e Federico Bucci, ospitata alla Triennale di Milano; le otto lezioni su «Milano capitale mondiale dell'architettura», promosse dallo stesso Politecnico. Il ciclo ideato e curato da Stefano Boeri, vedrà la partecipazione di archistar quali David Chipperfiel, Renzo Piano, Cesar Pelli, Arata Isozaki, Kazuyo Segima, Rem Koolas, Daniel Libeskind e Grafton Articts. «Volevamo offrire un messaggio di fiducia nel futuro», ha detto il rettore del politecnico, Giovanni Azzone che ringrazia Leonardo San Giorgi dello Lo Studio Azzurro e il presidente della Triennale Claudio De Albertis per le preziose collaborazioni. Tra gli sponsor Siemens, BMW, Carialo, IBM, Agusta, Pirelli, Eni, Dyson, Mapei, Edison, HP, ABB, ATM, Comune e Provincia di Milano e la Regione, Ma anche Ance, City Life, EuroMilano, Italcementi e Serravalle.
In Triennale è in corso una grande mostra di Alvaro Siza, mentre le lezioni dei grandi Maestri partiranno non più con Arata Isozaki il 5 novenbre, ma con Cesar Pelli mercoledì 6. Il 13 sarà la volta di Grafton Architects e il 18 di Kazuyo Segjima, entrambi al campus Bovina, mentre il 21 e il 26 al campus Leonardo parleranno Libeskind e Chipperfield.

Il 27 e il 29 infine Renzo Piano e Rem Coolhaas, parleranno in Triennale. Per chi volesse saperne di più può rivolgersi a Elena Rostan del Politecnico di Milano (02-23992229) relazionimedia@polimi.it. Ingresso libero. Chiuso il lunedì.

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