Protesi sbagliata, muore il paziente

Protesi sbagliata, muore il paziente

Avrebbe causato la morte di un paziente che si era sottoposto a un intervento vascolare. Per questo, un chirugo dell'ospedale di San Donato altri due medici della sua équipe sono accusati di omicidio colposo. L'indagine, condotta dal pm Ferdinando Esposito, è stata chiusa di recente, e già nei prossimi giorni la Procura chiederà il rinvio a giudizio del professionista.

Il chirugo, si legge nel capo di imputazione, il 13 febbraio dello scorso anno avrebbe provocato il decesso del paziente - all'epoca 52enne - in seguito a un «massivo emotorace sinistro da rottura di aorta toracica dissecata e presentante endoprotesi metallica localizzata nel falso lume aortico». In breve, il medico avrebbe «commesso un grave errore di posizionamento» della protesi causando di fatto l'esposione dell'aorta toracica.

Ma come è possibile che la protesi vascolare sia stata messa all'interno del cosiddetto «falso lume» aortico e non nel «vero lume», ovvero nel posto sbagliato? «Non è possibile comprendere la motivazione di tale errore», scirve ancora il consulente della Procura. Ma di sicuro, «durante l'intero percorso post-operatorio, l'errore chirurgico è rimasto misconosciuto a tutti i sanitari che si sono succeduti nell'erogazione delle cure».

Gli ultimi giorni di vita del paziente sono ricostruiti nella denuncia che la moglie ha presentato ai carabinieri. Sono sei giorni, dal ricovero alla morte. «Il giorno 8, mio marito veniva sottoposto a radiografia toracica (...). La dottoressa riferiva a mio marito che l'esame radiologico aveva evidenziato un aneurisma al cuore e che doveva essere sottoposto a intervento di urgenza». Il giorno successivo, l'uomo viene trasferito nel reparto di chirurgia vascolare. Poi, l'11 febbraio, «dopo 8 ore di intervento (...) il medico mi riferiva che l'operazione era parzialmente riuscita e che mio marito doveva essere sottoposto a un'ulteriore operazione nei giorni a verire».Non farà in tempo. Il 14 febbraio, continua la donna, «mi recavo all'ospedale (...), mio marito era lucido e cosciente».

Ma la mattina successiva «ricevo una telefonata dalla dottoressa G., la quale mi riferiva che le condizioni di mio marito si erano aggravate». La donna corre in ospedale. troppo tardi. «Sono entrata in stanza, mio marito era disteso sul letto coperto da un lenzuolo».

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