La ribellione dell'imprenditore: «Non pago, così è troppo sporca»

«Così è troppo sporca». Alla fine anche Giuseppe Asti, amministratore delegato della Tagliabue, un veterano degli appalti pubblici finito in galera ai tempi di Tangentopoli e poi assolto, si ribella al trucchetto con cui gli viene chiesto di sdebitarsi con chi lo ha fatto entrare nel business di Expo: ovvero Antonio Acerbo, «vice» del commissario straordinario Giuseppe Sala, che non potendo ricevere soldi in contanti si accontenterebbe di una consulenza per il figlio.

Ecco cosa dichiara Asti ai pm: «Il fatto di avere un segno di riconoscenza ne confronti di Acerbo, Castellotti (facility manager di Expo, ndr) me lo ribadì quando riscontrammo che l'intervento di Acerbo aveva funzionato (..) Castellotti nelle primissime fasi mi fece chiaramente capire che era necessario pagare il suo referente Acerbo. Io memore delle esperienze negative del passato ho detto a Castellotti che non ero intenzionato ad effettuare un pagamento al pubblico ufficiale. A fronte di questo mio rifiuto Castellotti dopo qualche giorno venne da me e mi comunicò che Acerbo si sarebbe accontentato nel caso di una vittoria della gara di un ringraziamento peri tramite del figlio \ Quando ho incontrato il figlio di Antonio Acerbo l'ho ritenuto realmente una persona priva di qualsiasi tipo di professionalità che potessero in qualsiasi modo giustificare un rapporto contrattuale che sottendesse ad un esborso di denaro. Per farla breve la ritenevo troppo "sporca" come modalità di ringraziamento neri confronti di Antonio Acerbo».

Nelle cinquanta pagine dell'ordine di custodia firmato dal giudice preliminare Fabio Antezza, la genesi dell'appalto per le Vie d'acqua viene ricostruita passo per passo non tanto sulla base delle intercettazioni, strumento spesso scivoloso, quanto grazie alle confessioni esplicite di alcuni dei protagonisti: Asti, Enrico Maltauro, il direttore commerciale di quest'ultimo Meo Nizzetto. In questi racconti assume un ruolo di cerniera Fabio Castellotti, che da dipendente della Tagliabue viene assunto senza concorso in Expo. Racconta Asti: «Me lo avevano presentato come un uomo di Cl in grado di avere tutte le entrature giuste per interfacciarsi con le pubbliche amministrazione \Tra le persone che mi a menzionato mi ha detto che conosceva molto bene Antonio Acerbo con il quale diceva di poter avere un dialogo privilegiato».

E in effetti l'asse tra Castellotti e Acerbo consente alla Tagliabue di entrare, anche se solo con una quota del 4 per cento, nella cordata che si aggiudicherà i lavori per le Vie d'acqua , un affare da 47 milioni. Aggiudicazione truccata, sostengono i pm sulla base delle confessioni di Enrico Maltauro: «Confermo di avere invitato Nizzetto a mantenere i rapporti con Acerbo in merito alla gara “Vie d'acqua tratto sud” al fine di conoscere i dettagli della gara che avessero potuto consentire una più positiva e generosa valutazione della commissione aggiudicatrice. Si tratta ad esempio di aspetti di compatibilità paesaggistica del progetto quali la realizzazione di piste ciclabili (…) in effetti il Nizzetto ricevuti questi input i genere poi mi teneva al corrente delle informazioni».

Alla fine, la gara viene ovviamente vinta dal consorzio di Maltauro, con il voto unanime della commissione presieduta da Acerbo. Maltauro si sdebita firmando il contratto di consulenza da 36mila euro con il figlio di Acerbo, e accettando di coinvolgere nella cordata la Tagliabue. Verbale di Enrico Maltauro: «La sottoscrizione della suddetta consulenza venne effettuata anche alfine di mantenere e rinsaldare i nostri complessivi rapporti aziendali con Antonio Acerbo. La nostra azienda aveva un interesse particolare a mantenere questo rapporto di collaborazione con Antonio Acerbo sia per le attività già svolte sia per quelle in corso e sia per le future ipotesi di lavoro che si sarebbero presentate». Dal verbale di Meo Nizzetto: «Acerbo chiese esplicitamente di inserire nell'ati la societò Tagliabue spa».

Ancora Maltauro: «Mi si prospettò quanto meno ovvio che l'adesione a tale richiesta rappresentava una circostanza utile in vista del aggiudicazione della gara».

Alla fine, come si è visto, l'agitarsi di Acerbo a favore del figlio va in porto solo a metà: la Maltauro firma la consulenza, la Tagliabue si rifiuta. Ma il reato, per il giudice, è stato comunque commesso.

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