Il ritorno di Filippo Timi, cavaliere dal cuore di vetro

L'attore al Parenti in uno spettacolo in cui è anche autore e regista. Al Piccolo, Mauri formato Beckett

Il ritorno di Filippo Timi, cavaliere dal cuore di vetro

Il fiore dei debutti settimanali è senz'altro Filippo Timi. Venerato dal pubblico, amato dalla critica (neppure con il lanternino si trovano stroncature o riserve su di lui), Timi arriva al Franco Parenti con Un cuore di vetro in inverno (30 ottobre-11 novembre). Nel teatro diretto da Andrée Ruth Shammah, il tenero Filippo dai grandi occhioni è una divinità. Shammah se lo coccola, gli concede ogni capriccio. Il nuovo spettacolo non è però un capriccio, ma un lavoro ben ponderato, di cui Timi è autore, interprete e regista; è la mirabolante storia di un cavaliere umbro che parte lancia in resta per affrontare un drago, inesistente ma concreto, come tutti i draghi. Uno spettacolo sulla paura di aver paura, sulla lotta per rafforzarsi e crescere. Timi, cavaliere in un onirico Seicento, vincerà il drago e tornerà dall'amore che lo aspetta; in scena anche Marina Rocco, Elena Lietti, Andrea Soffiantini, Michele Capuano.

Sempre al Parenti, fino al 4 novembre è in scena Ferdinando, il testo più famoso di Annibale Ruccello (1956-1986), drammaturgo e attore napoletano moltissimo studiato e rappresentato. Con regia di Nadia Baldi - e interpretazione di Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca - vediamo un dramma ambientato nel tramonto dell'era borbonica. La baronessa Clotilde scappa dal nuovo mondo dei piemontesi conquistatori. Nella villa vesuviana dove si rifugia, porta con sé una cugina miserabile, archetipo del popolo cencioso. A recare inquietudine in questa bolla borbonica irrompe il nipote della baronessa, Ferdinando, di bellezza tentatrice.

Spettacolo di cui stanno esaurendosi le repliche è Finale di partita, dell'immenso e insuperato Samuel Beckett. Fino al 4 novembre lo vediamo al Piccolo Grassi. L'anziano Hamm, interpretato da un gigante del palcoscenico (Glauco Mauri, 88 anni), è cieco e immobilizzato su una sedia a rotelle. Divide la casa e i ragionamenti spezzati con il servitore Clov (Roberto Sturno). L'azione si svolge in un'epoca che qualcuno volle post atomica - il testo è del 1957 -, altri post bellica, perché gli orrori compiuti rendevano plausibile la riduzione a manichini degli esseri umani disperati.

Ogni tanto è bello svagarsi con spettacoli inconsueti, extra di stagione che scaldano una serata. Come L'arte di realizzare l'impossibile, al Teatro Manzoni la sera di Ognissanti, alle 20.45. In scena Walter Rolfo, diretto da Alessandro Marrazzo. Un one-man-show che fonde magia e mental coaching con l'obiettivo di divertire e l'ambizione di insegnare che la felicità è una scelta. Importante debutto al Piccolo Teatro Studio Melato, dove dal 30 ottobre al 4 novembre va in scena Avevo un bel pallone rosso. Spettacolo da un testo di Angela Dematté che ha avuto prestigiosi premi, diretto da Carmelo Rifici (interpreti Andrea Castelli e Francesca Porrini), racconta la storia di Margherita Cagol, detta Mara, moglie di Renato Curcio, con lui fondatrice del gruppo terroristico Brigate Rosse, uccisa in uno scontro a fuoco il 5 giugno 1975.

La scelta estrema di Mara viene utilizzata per affrontare il periodo buio degli Anni di Piombo, non ancora sufficientemente lontani per valutarli nella loro esattezza storica. E il 31 ottobre in teatro ci sarà un incontro (ingresso gratuito) per ragionare di quei tempi. Con Angela Demattè, Carmelo Rifici, Fausto Bertinotti, Aldo Brandirali e Marco Boato, moderati da Massimo Bernardini.

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