La Russa in Centrale: «Basta con i bivacchi»

La Russa in Centrale: «Basta con i bivacchi»

Portano la lunga bandiera tricolore dall'atrio della Centrale fin su, al livello dei binari, passando accanto al mezzanino dove i volontari assistono da mesi i profughi siriani. Fanno il giro attorno alle bocche dei tapis roulant che sbucano di nuovo giù al metrò, appiattendo ai lati i viaggiatori in attesa, e ridiscendono dall'altra parte. Politici e militanti di Fratelli d'Italia hanno organizzato un blitz per dire «no alle nuove moschee a Milano», «no all'immigrazione incontrollata», «no all'Ebola». Sventolano bandiere italiane e del partito, in testa al corteo c'è il consigliere Riccardo De Corato con uno striscione: «Basta clandestini, prima gli italiani». Subito dietro un altro striscione, al centro il deputato Ignazio La Russa. È l'ex ministro della Difesa a spiegare, megafono alla bocca, le ragioni di questa breve manifestazione, che, aggiunge, «è solo un piccolo assaggio in vista dell'appuntamento nazionale di sabato prossimo a Reggio Calabria, nell'anniversario di Mare Nostrum ». L'operazione per fronteggiare l'ondata di migranti sulle coste italiane è uno degli errori contro cui Fli punta il dito: «Crea problemi di ordine pubblico, problemi economici perché ci costa, e ora anche problemi sanitari vista l'esplosione di Ebola», spiega La Russa. Che ribadisce: «L'unica soluzione è accogliere solo chi è in regola, gli altri vanno riaccompagnati nei propri Paesi, attraverso accordi con questi ultimi». Per questo hanno allestito un finto «Check point Italia» nell'atrio della stazione, il messaggio è: «le frontiere esistono, accogliere tutti non risolve, basta con il “taxi Italia“». Annunciano anche una raccolta firme nelle piazze della città contro l'apertura di nuove moschee: «I musulmani a Milano sono 7-8mila, la maggior parte di loro prega in casa, le priorità della città sono decisamente altre», dichiara il consigliere De Corato.

Se il problema è l'ordine pubblico, non ha più senso avere una moschea fornita ufficialmente, e quindi controllata, dal Comune? «Se fossimo a Roma, dove la Moschea esiste da quarant'anni, questo discorso avrebbe un senso, ma a Milano è diverso: la città non è pronta, dal punto di vista dell'ordine pubblico non ce lo possiamo permettere, specie se, come in questo caso, gli spazi vengono dati ad associazioni che li gestiscono con soldi provenienti da paesi a rischio come il Qatar», chiosa il consigliere comunale Marco Osnato.

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