A Milano, ancora una volta, il welfare è anti-italiano. Nel 2018 il Comune del capoluogo lombardo - in cui gli stranieri sono il 19% della popolazione - ha assegnato 341 case popolari in deroga e di queste 209 sono finite a immigrati: praticamente 6 alloggi su 10, fuori dalle graduatorie, finiscono soprattutto a extracomunitari sudamericani, nordafricani e asiatici.
Si tratta di famiglie sfrattate o persone senza fissa dimora che non hanno i requisiti per partecipare ai classici bandi e quindi si rivolgono al Comune che procede alle assegnazioni dirette tramite una Commissione consultiva. A far notare la questione è Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega, che rchiesto l'accesso agli atti per avere contezza dei dati."Cosa penseranno i tanti che rispettano le regole e aspettano un casa da anni in graduatoria? Servono più controlli perché i cittadini chiedono norme chiare che valgano per tutti e non facilitazioni non oggettive che finiscono per premiare chi non ha i requisiti per accedere ai bandi".
"Ho scoperto ancora una volta come il welfare a Milano continui a premiare gli stranieri: non è giusto che i tanti cittadini italiani in difficoltà - continua Salrdone. - si vedano sistematicamente scavalcare dagli ultimi arrivati nell’accesso a ogni tipo di servizio".
Oltre alle politiche abitative, l'europarlamentare leghista
ricorda le cifre della Bebè card (80% a mamme straniere), del sostegno al reddito (76% della Misura 1 a famiglie straniere con minori a carico), delle borse lavoro (50% a stranieri), dell’esenzione mensa (72% a stranieri).
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