«Santa Giulia, la falda non è inquinata»

«Santa Giulia, la falda non è inquinata»

Dalle cronache di qualche anno fa, titoli in ordine sparso. «Santa Giulia, bomba biologica». «I veleni di Santa Giulia». «Falda contaminata, sigilli a Santa Giulia». Quando la Guardia di finanza sequestrò l'area su ordine della Procura - era il luglio del 2010 - l'elenco delle sostanze che sarebbero state trovate nei terreni su cui stava sorgendo il nuovo quartiere milanese era da brividi: cadmio, cromo esavalente, cloroformio, arsenico. Ebbene, a distanza di quattro anni da quel blitz delle fiamme gialle, arriva la clamorosa sentenza del giudice per le udienze preliminari Roberta Nunnari, che ha prosciolto gli imputati dal reato più grave, ossia quello di adulterazione dolosa delle falde acquifere. E con una formula che non lascia dubbi, «il fatto non sussiste». Il che significa una cosa: chi ha bonificato e costruito sull'area di Montecity non ha inquinato le acque.
Il giudice, dunque, sembra aver ritenuto valide le conslusioni della consulenza firmata dal professor Vincenzo Francani, docente al Politecnico specializzato in ideogeologia, depositata dai legali degli imputati. In sostanza secondo l'esperto, a fronte di un contesto comunque problematico, le condizioni della falda nell'area di Montecity-Santa Giulia erano migliorate con il passare del tempo, e anzi non avrebbero presentato alterazioni di rilievo. Il che significa, per il gup, che non è possibile ascrivere alcuna responsabilità agli imputati, dall'immobiliarista Corrado Zunino (difeso dall'avvocato Paolo della Sala) a Caldio Tedesi (il progettista del Piano scavi, assistito dall'avvocato Matteo Uslenghi), per quanto rinvenuto nei terreni dell'area. Restano in piedi altre accuse in relazione a diverse violazioni ambientali, e per le quali sono stati rinviato a giudizio oltre a Zunino e Tedesi anche Ezio Streri (responsabile del cantiere e dell'esecuzione del Piano scavi), Silvio Bernabé (consigliere di Milano Santa Giulia spa), Carlo Bossi (responsabile della «Ecoappraisal»), Vincenzo Bianchi (legale della subappaltatrice Lucchini Artoni), Bruno Marini (legale rappresentante della subappaltatrice EdilBianchi), Alessandro Viol (capo cantiere della EdilBianchi), Annalisa Gussoni (responsabile Ufficio bonifiche del Comune di Milano), Paolo Perfumi(responsabile ufficio Arpa Dipartimento di Milano). Ma insomma, si tratta di poca cosa rispetto alla contestazione principale, ossia quella di aver avvelenato un intero quartiere nascondendo sotto terra - e quindi contaminando la falda - sostenze tossiche e cancerogene.
Per respirare il clima di panico che si diffuse all'epoca del sequestro dell'area - tanto che vennero chiusi l'asilo e la scuola d'infanzia costruiti nel quartiere - basta rileggere il capo di imputazione firmato dai pubblici ministeri Laura Pedio e Gaetano Ruta, titolari del fascicolo. Gli imputati, secondo la Procura, avevano costituito «discariche abusive» e avevano creato un «cumulo dell'ordine di grandezza di 30mila metri cubi di materiale da demolizione» in un'area confinante con Santa Giulia.

Avevano poi miscelato, secondo i pm, «rifiuti contaminati» ammorbando «le acque della falda sospesa (cosiddetta faldina) e della prima falda con sostanze tossiche gravemente nocive per la salute e l'ambiente». E invece? Invece no, dice il giudice. È stato un colossale abbaglio.

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