Saranno Bolle e Bartoli i botti finali dell'Expo

La Scala dà l'addio a Expo infilando tre serate con artisti stellari: Cecilia Bartoli, attesa martedì 27 (ore 21), e Roberto Bolle con altre ètoiles internazionali venerdì e sabato. Grande attesa per entrambi, ma in particolare per la Bartoli: raramente in Italia, l'ultima volta alla Scala fu nel dicembre 2012 dopo 19 anni di assenza. La Bartoli è cantante (mezzosoprano) da dieci milioni di dischi, artefice di una carriera nel segno dell'audacia. Perché i suoi dischi, soprattutto gli ultimi, nascono da progetti controcorrente, plasmati su musicisti e partiture sconosciute, frutto di ricerche certosine. Così come sono spesso un azzardo le produzioni operistiche che Bartoli promuove.

Promuove nel senso che ama seguirle dalla A alla Z, monitorando regia, scene, costumi, scelta del cast. Piglio manageriale che ne ha fatto la direttrice musicale del Festival di Pentecoste di Salisburgo: prima donna a dirigere questa manifestazione. Una diva con tutti i crismi, insomma. Ottima artista ma anche imprenditrice di sé. Personalità debordante, scelte inusuali che alcuni fanatici del canto le contestano. L'ultima sua apparizione scaligera chiuse con una bagarre fra sostenitori e detrattori, con pioggia di «brava» versus bordate di «buu». E lei? Sangue freddo, e un bis in omaggio ai sostenitori. In più, il sigillo di questo ritorno di martedì. Perché «sono contestazioni di quattro o cinque persone, pensiamo alle altre 1996 che applaudono. Callas, Pavarotti….tutti sono stati fischiati. Perché non vederlo come un punto d'onore? O momento pittoresco?» commenta. La Bartoli torna alla Scala con i Barocchisti diretti da Diego Fasolis. Il programma muove da Vivaldi, quindi mette in campo le pagine dell'ultimo fortunato cd «Decca», quello dedicato alle composizioni italiane che fecero fortuna nella San Pietroburgo degli zar, brani poi sepolti sotto la polvere degli archivi. E che lei è andata a scovare: direttamente nella città di Pietro il Grande. Queste arie hanno fatto la fortuna recente della stessa Bartoli che - come tanti marchi di pregio di casa nostra - vive di export (il 95% della sua carriera si sviluppa all'estero) ma ammette: «Gli Italiani mi danno il pane quotidiano: i protagonisti di questo cd sono italiani, il programma che porto alla Scala è italiano, e pure il Rossini e Bellini che ho portato a Salisburgo». Il caso della sua Norma (di Bellini), ripresa quest'estate a Salisburgo e premio Oscar dell'Opera del 2013. Per la verità, l'ultima fatica salisburghese è stata Ifigenia di Gluck, dove ha impressionato per il realismo della recitazione. È andata in scena scapigliata, abbruttita, presentando la protagonista con tutta la sua crudezza. Il tutto, in accordo con Leiser e Caurier, i registi che cureranno la Giovanna d'Arco che il 7 dicembre inaugurerà la stagione scaligera. «La Scala - spiega la Bartoli - può dirsi molto fortunata. Leiser e Caurier curano molto la recitazione. Certo, richiedono cantanti che siano anche bravi attori. So che la protagonista di Giovanna D'Arco è Anna Netrebko, quindi non c'è problema, è bravissima».

Chiusura sulle punte venerdì con Bolle. Ovvero la Danza italiana d'ultima generazione. Bolle è étoile del Teatro alla Scala, Principal Dancer presso l'American Ballet di New York, forgiatore di una compagnia che è ormai un inossidabile brand, il Bolle&Friends.

E ancor prima, icona di energia e bellezza: quelle che ha avuto in dote da madre natura, vedi le proporzioni d'una statua di Fidia, e che coltiva con ore e ore alla sbarra. Spetta a lui chiudere il semestre di Expo-Scala. Lo fa al fianco degli amici etoiles in due serate sold out.

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