La Scala in una bolla per salvare il "Macbeth"

Distanziamenti sulla scena e pubblico al 100%. Meyer: "Se cambia? Niente piano B, vedremo"

La Scala in una bolla per salvare il "Macbeth"

Non si può dire «tutto pronto» per la Prima della Scala, perché al debutto della stagione, con l'opera verdiana «Macbeth», mancano diverse manciate di giorni. Ma al Piermarini si ragiona e si agisce parecchio in «materia» di sicurezza, per tenere lontani i rischi Covid, soprattutto in vista del 7 dicembre. Se ne è parlato alla conferenza sulla nuova campagna per promuovere lo spettacolo e il ritorno nelle sale, col video «A teatro si respira la vita», diretto da Livermore&Cucco su soggetto del regista Davide Livermore, Paolo Gep Cucco e Sax Nicosia: protagonista è l'acqua. «I teatri sono luoghi sicuri, dove le regole anti-contagio vengono rispettate con serietà», il messaggio che si intende veicolare su social, tv e giornali. Ospite d'onore dell'incontro il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che riconosce ed esterna il suo pensiero su quella «serietà», e aggiunge, però: «Credo che l'andamento dei contagi debba spingerci a misure rigorose. E credo che sia giusto differenziare il Green pass per chi è vaccinato».

Poi il padrone di casa, il sovrintendente Dominique Meyer, sollecitato su diversi temi. Prima di tutto la Prima, la parola d'ordine è «prepararsi»: organico completo (76 maestri più coro e comparse), 100% del pubblico, avanti con le misure fin qui adottate. «Nell'orchestra non cambia nulla - conferma - Solo i fiati non portano la mascherina. Sul palco si mantengono le distanze». Tenere le distanze: compito delegato, pure, a Livermore, che all'incontro ha sottolineato gli «sforzi fatti nelle sale», pure in «maniera creativa». Il sovrintendente: «Complesso far entrare un piede di 43 in una scarpa numero 40, fa male al piede e alla scarpa. Ma Livermore lo farà». Non solo «distanziamenti», anche investimenti e non da poco.

Il Piermarini si è dato da fare per «attrezzarsi». Qualche cifra la fornisce proprio il sovrintendente: «Dall'inizio della pandemia - specifica - è stato investito un milione e 700mila euro». Sono state acquistate 200mila mascherine e sono stati fatti circa 15mila test rapidi e 7.500 tamponi molecolari; un «grande sforzo affrontato con il sostegno dallo Stato». A mano a mano, con le esperienze fatte sino a ora, la Scala è arrivata a «precisare» meglio le contromisure, come nel calcio. Tamponi ogni 48 ore (non ogni 72), e «quando viene trovato un positivo non vanno in quarantena i suoi contatti, ma questi devono restare chiusi in una bolla, anche nella loro abitazione. Devono limitare i percorsi casa-teatro e teatro-casa». Di più.

L'incontro, a un certo punto, è virato sulla presentazione della campagna a favore dei teatri, dopo i saluti arrivati in video del presidente dell'Agis, Carlo Fontana. È già qualcosa sapere che il ritorno delle sale è salito di qualche punto percentuale, ma ovviamente molto si spera di poter fare.

Ca va sans dire, dipende dall'andamento. Alla Scala, al momento, un piano alternativo, un piano B in caso di peggioramenti non c'è, ammette Meyer. «Ho visto colleghi far uscire conigli dal sacco - conclude - troveremo soluzioni, se sono necessarie».

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