La Scala a stelle e strisce (e con il genio del piano)

Questa sera la Cleveland Orchestra diretta da Franz Welser-Möst Il fenomeno romeno Radu Lupu per il quarto concerto di Beethoven

Tornano gli Americani. Dopo la Boston Sypmphony, alla Scala è attesa un'altra compagine d'alta gamma, d'Oltre Oceano e nel pantheon delle big five degli States.

Stasera alle ore 21, al Teatro alla Scala sarà di scena la Cleveland Orchestra diretta da Franz Welser-Möst. Al pianoforte, uno dei più grandi poeti dello strumento, Radu Lupu, impegnato nel più lirico dei concerti di Beethoven, il Quarto. Mentre sarà Strauss a dominare la seconda parte con Also sprach Zarathustra di Richard Strauss.

Una serata straordinaria pensata per la raccolta fondi a sostegno del Fai. Il ricavato è destinato alla gestione di Villa Necchi Campiglio, perla architettonica firmata Piero Portaluppi. Il concerto si inserisce nel Festival delle Orchestre Internazionali per Expo voluto dalla Scala come vetrina delle più intriganti compagini al mondo. Basti pensare alla partenza, in maggio, con i Berliner: in una parola, il top.

La Cleveland è una delle più belle orchestre al mondo. Sofisticata ed elegante, perfezionista fino all'ossessione, in questo stimolata dalla casa in cui è cresciuta (la Severance Hall di Cleveland, dall'acustica che non perdona) e da quanti si sono avvicendati sul suo podio, tra essi, George Szell, Artur Rodzinski e Lorin Maazel. Alla testa della Cleveland, c'è Franz Welser-Moest (1960), direttore austriaco, ma cittadino del Lichtenstein.

Carriera e vita privata di Franz Welser-Moest sono fascinosi. C'è pure un pizzico di romanzesco. Si parte dal cognome. All'anagrafe sarebbe semplicemente Moest, diventato Welser in virtù dell'adozione da parte di un barone del Lichestein stregato dal talento di quell'adolescente.

Nel capitolo clou del romanzo si legge, poi, che il ragazzo s'invaghì della giovane moglie del barone, e lei dell'artista promettente. Esito: nozze. Un artista diviso fra il violino, il pianoforte e la direzione e che alla fine optò per quest'ultima spinto dall'esito di un brutto incidente stradale (a diciotto anni) che lo tenne in bilico fra la vita e la morte segnando per sempre la mano sinistra, inabile per la carriera di uno strumentista.

Al pianoforte, Lupu, classe 1945, uomo di ruvida riservatezza. Un amabile scontroso, capace d'offrire momenti d'incantevole dolcezza. Le sue interpretazioni sono inclini alla tenerezza e all'eleganza discorsiva, propensione che ne fanno uno dei più fini interpreti di Schubert e Brahms. Curiosità.

Passano gli anni, e il suo aspetto si fa sempre più brahmsiano: postura, schiena ben salda allo schienale della sedia, lunga barba tutt'uno con i capelli.

Una serata speciale. Per sostenere una causa altrettanti speciale.

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