Correva l'anno 1928 quando a New York la Workr's Film and Photo League allineava i migliori professionisti (fotografi e cineasti) sul mercato. Molti artisti dovevano occuparsi del sociale oltre ad avere un linguaggio innovativo. Fu proprio qui che nel 1935 si iscrisse Morris Engel (1918-2005) e grazie a questo impegno diventa docente senza mai scordarsi della sua attività di fotoreporter e di cineasta. Uno dei suoi reportage più belli che fecero il giro del mondo fu lo sbarco in Normandia dove rischiò persino di rimanere ferito.
Sempre a Photo League nel 1951, si presenta una donna molto speciale, Ruth Orkin (1921-1985), una bella donna, indipendente che aveva percorso in bicicletta a soli 17 anni la distanza che separa Los Angeles da New York solo per potere visitare l'Esposizione Universale del 1939, senza mai separarsi dalla sua fotocamera.
Grazie a Photo League, Morris e Ruth si conoscono e si innamorano e nel 1952, anno delle nozze, stabiliscono una netta separazione come genere di lavoro: un percorso espressivo ma con delle diversità di soggetto ben delineate. Fino al 3 agosto a partire dall'altro ieri, la Fondazione Stelline ci offre la possibilità di potere ammirare due artisti singolari poco conosciuti in Italia, se non da esperti o collezionisti.
La retrospettiva che comprende una sessantina di fotografie in bianco e nero è curata da Enrica Viganò e racconta la storia affascinante di più epoche fra America ed Europa, tra gente del popolo e gente famosa: ritratti o scene di vita, volutamente accostate per far comprendere come la coppia di fotografi concepisse lo stesso tema in maniera diversa e quanto anche la tecnica fotografica fosse per certi versi agli antipodi.
Si parte dalla serie di immagini classiche da «street photografy» come ad esempio quella di una bella ragazza che passa a testa alta e dall'aspetto strafottente tra una folla di uomini che vorrebbero mangiarsela con gli occhi a quella di un piccolo lucidascarpe di nome Fred e della bambina di nome Rebecca che Morris immortala toccando il cuore di ogni spettatore.
Francois Truffaut, maestro della Nouvelle Vague, aveva dichiarato che per il suo film, I 400 colpi, si era ispirato a Engel. La mostra non a caso è corredata di due documentari realizzati dalla figlia Mary che illustra i due genitori e due lungometraggi della «coppia del clic» più straordinaria della storia; rispettivamente i sorprendenti «Little fugitive» del 1953 e «Lovers and Lollipops» del 1956.
Ci troviamo di fronte a storie dove domina il senso dell'epico e forse per questo lasciano aperto un interrogativo legato al caso e al destino, l'unica legge alla quale nessuno sfugge. Tra le foto più suggestive in mostra, di Engel «Arlem mercant», New York 1937 e «American girl in Italy» del 1951 di Orkin.
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