Sea handling, interpellato il Governo

Alla fine del mese andrà in scena il primo sciopero dei treni benedetto dai pendolari. O almeno, da una parte dei comitati che rappresentano i viaggiatori. Già, perché durante le tre giornate di protesta (dal 26 al 28 marzo) non si fermeranno i treni né ci si troverà costretti a restare ore sulla banchina in attesa di una corsa.
I sindacalisti dell'Orsa si presenteranno lo stesso al lavoro e metteranno in atto una sorta di protesta bianca. Indosseranno una pettorina arancione con un orso blu, simbolo della loro organizzazione. Sul petto la scritta «Non sciopero ma...» e sulla schiena le richieste di un referendum sul contratto e di firme di solidarietà alla loro battaglia.
«Abbiamo deciso di non recare danno ai pendolari - spiega Antonino Malara, in rappresentanza dei macchinisti dell'Orsa - Forti dei sette scioperi che abbiamo alle spalle e delle numerose firme di appoggio, proviamo la via del dialogo. Ma vogliamo che sia indetto un referendum sul contratto». I sindacalisti avrebbero potuto anche indire il blocco degli straordinari ma stavolta hanno deciso di non intaccare in nessun modo sulla giornata dei viaggiatori. «Se avessimo optato per lo stop degli straordinari - spiega Malara - avremmo causato la soppressione di quasi un centinaio di treni al giorno. Per questo non abbiamo voluto».
Anche Trenord sembra gradire la forma di sciopero più soft. «La decisione dell'Orsa di non proclamare un nuovo sciopero - spiega una nota dell'azienda - va nel senso che abbiamo auspicato, ovvero di evitare che la dialettica interna si ripercuota sui cittadini pendolari». Detto questo, le trattative non sembrano filare proprio lisce. Va un po' meglio da quando l'amministratore delegato è diventato Luigi Legnani, ma il referendum non è stato concesso. «E noi lo vogliamo assolutamente - spiegano i macchinisti - Si tratta di un contratto innovativo che fonde due rami d'azienda i cui contratti erano scaduti da oltre sei anni. Vogliamo poter dire la nostra». I sindacalisti chiedono anche di regolarizzare la pausa pranzo, che ora, spesso e volentieri, avviene quando capita in mezz'ora tirata tra una corsa e l'altra e di concedere un po' più di respiro fra i turni. «Adesso è previsto un riposo di sole undici ore - protestano - ma è troppo poco».


Prima del pacchetto di sciopero bianco, i pendolari dovranno tuttavia sorbirsi uno sciopero in modalità classica: venerdì potrebbero essere a rischio i treni, soprattutto quelli sulla rete di Ferrovie Nord. Verranno tuttavia garantite le corse tra le 6 e le 9 del mattino e tra le 18 e le 21.

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