Eugenia e Fulgenzio, due bei nomi poco frequentati ai battesimi, sono i giovani intorno ai quali ruota «Innamorati», di Carlo Goldoni. Personaggi che non ubbidiscono al capocomico, ma alle sirene della gelosia, indiscreta ancella della passione amorosa. È la perfetta macchina teatrale, valida in ogni tempo, che Davide Lorenzo Palla, aduso alle trame goldoniane, porta in scena al Carcano (fino al 21 maggio). Con lui, gli attori Irene Timpanaro e Giacomo Stallone, il musico Tiziano Cannas Aghedu e Riccardo Mallus, che firma la regia. Il senso del lavoro sta nella frase «specchiatevi, o giovani, in questi innamorati ch'io vi presento; ridete di loro, non fate che si abbia a rider di voi».
Al No'hma, sala sempre un passo avanti nella ricerca di forme d'espressione poco consuete, tengono scena (oggi ultima replica) le percussioni persiane, con danza e musica elettronica, di «Zarbing», dal lontano Iran. Mahamad Ghavi-Helm conduce il pubblico in un percorso che prende il via con lo Zarb, tamburo persiano risalente all'epoca pre-islamica.
Rialza il sipario con lo slogan «Duri ai banchi», ordine che sulle antiche galee raggiungeva i rematori - galeotti, appunto - prima della battaglia, il combattivo Teatro della Cooperativa. Primo spettacolo di una stagione estiva ben calibrata è «La scuola non serve a nulla 2.0» (21-30 maggio), di e con Antonello Taurino, scritto con Carlo Turati. Taurino è nella realtà docente precario di giorno e attore (altrettanto precario) di sera. Gli dev'essere venuto spontaneo interpretare il professore di una scuola di frontiera, peraltro rimosso dal servizio. Perché mai? Per i metodi didattici? Per l'abuso di Dad, più dannoso delle droghe? Insegnare non è facile. Se in più arriva il Covid, se le classi non sono quelle pettinate del centro città, ma pullulano di ragazzi di varie etnie, con lingue e convinzioni religiose diverse, il mestiere diventa una sfida (quasi) impossibile. Non è un noioso saggio di sociologia scolastica: non ne parleremmo, in questa miscellanea; è uno spettacolo che fa luce sulle magagne della vita tra i banchi, e sulle assurdità di un sistema da rivedere, ma che fa anche ridere. La stagione del Cooperativa prosegue, da inizio giugno, con «Melodramma ecologico», prima nazionale con i Duperdu, ovvero Marta M. Marangoni e Fabio Wolf. Uno spettacolo comico, con incursioni di Raul Cremona, sul problema dei cambiamenti climatici e relative soluzioni: sempre che vi siano.
All'Elfo Puccini, in Sala Bausch, si conclude il «Dittico» sui testi di Alan Bennett. In scena, Luca Toracca (anche regista), nel monologo «Un letto fra le lenticchie», fino al 30 maggio. Lo spettacolo vede Toracca nei panni di Susan, donna che si fa beffe delle convenzioni, pur essendo moglie di un vicario anglicano; vuole vivere come meglio le aggrada. Al teatro Triennale, va in scena la prima volta di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini nei panni di registi, anziché drammaturghi e interpreti: «Chi ha ucciso mio padre», 21-23 maggio; dialogo per voce sola in cui un figlio omosessuale consegna il padre, in una lettera, a una morte prematura.
Chiudiamo le segnalazioni con un salto a Monza, al Binario 7: il 22-23 maggio vedremo «Open. La mia storia», produzione dell'Elfo sul campione Andre Agassi. L'uomo che iniziò la sua autobiografia con la frase «odio il tennis, lo odio con tutto il cuore». Poi sappiamo come è finita...
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