La sinistra perde in Aula sul "saluto romano". La Russa resta in giunta

Il Consiglio regionale della Lombardia boccia la mozione di "sfiducia" sul gesto dell'assessore di Fdi a un funerale

La sinistra perde in Aula sul "saluto romano". La Russa resta in giunta

Il Consiglio regionale non ha «censurato» Romano La Russa. La mozione del Pd è stata bocciata ieri in Aula, quindi l'assessore FdI resterà al suo posto, nonostante le accuse e le polemiche e gli imbarazzi sul «saluto romano» al recente funerale di un amico, anzi del cognato.

L'episodio aveva tenuto banco proprio alla vigilia delle elezioni, ed è tornato sotto i riflettori ieri, al Pirellone, con la discussione - eccitata, come previsto - sulla mozione di «censura» che è stata presentata dal capogruppo del Pd Fabio Pizzul, e sottoscritta da un gran numero di colleghi. Il documento, teso a sanzionare l'assessore, qualificava il gesto come «atto di celebrazione del fascismo» e intendeva biasimarlo ai sensi dello Statuto e del Regolamento generale, con l'obiettivo di farlo dimettere.

Il Pd ha subito tolto dal tavolo la questione penale, e ha puntato tutto sul significato politico del caso. Su questo è andato in scena uno scontro vero e proprio, a favore delle molte telecamere presenti in aula. La sinistra da una parte, l'assessore Romano La Russa dall'altra, e nella parte dell'attore «non protagonista» un centrodestra che ha tentato di difendere l'assessore, con qualche affanno, ma ha inteso soprattutto fare quadrato sulla giunta e sulla maggioranza, in un momento delicato, a pochi mesi dal voto e sotto la «spada di Damocle» di un duello, che sembra non finire più, fra il presidente Attilio Fontana e la sua vice, Letizia Moratti. Proprio le poche parole che i due si sono scambiati in apertura di seduta sono stati il dettaglio che tutti hanno notato, in aula. Poi è partita l'offensiva della sinistra sul caso La Russa. Il radicale Michele Usuelli ha elencato tutti gli atti e le dichiarazioni del centrodestra che secondo lui si sarebbero configurati come «fascisti» o «fascistissimi», quanto il gesto di La Russa se non si più. Il fuoco di fila è andato avanti con tre-quattro interventi, compresi quelli dei 5 Stelle, e con toni perfino più esasperati del previsto, toni che hanno esposto gli accusatori alla reazione del centrodestra, e in particolare del leghista Max Bastoni, che ha perfino citato Pier Paolo Pasolini e il suo famoso atto d'accusa contro il «fascismo degli antifascisti». Il capogruppo di Forza Italia, Gianluca Comazzi, ha inteso relegare la questione a un gesto fatto in un contesto privato. E lo stessa tesi ha sostenuto Barbara Mazzali, neo capogruppo di FdI alla sua prima vera prova. Il generale, il centrodestra ha sottolineato le scuse di La Russa.

E lui, l'assessore, fratello di Ignazio (leader storico della destra milanese, e non solo, nonché vicepresidente del Senato), lui è tornato a spiegare e a scusarsi: «È stato un atto d'amore verso un amico - ha detto Romano La Russa - senza alcuna volontà di trasformarlo in alcun gesto o manifestazione politica, lungi da me. Ero conscio dei rischi a cui andavo incontro ma mi sono fatto coraggio a fronte della richiesta di Alberto, mio cognato e delle sue ultime volontà. Ho rispettato le sue ultime volontà. Mi sono scusato un minuto dopo che è uscito il video, e mi scuso anche oggi».

Alla fine, con votazione palese, con 46 contrari e 24 favorevoli il Consiglio regionale presieduto da Alessandro Fermi ha bocciato

la mozione. «La democrazia impone di rispettare la volontà dell'aula - ha commentato il presidente Attilio Fontana, dopo il voto in aula - Mi sembra che sia stata abbastanza chiara la volontà dell'aula». Il caso è chiuso.

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