Sonia Bergamasco: "Con l'Uomo seme salveremo il mondo"

L'attrice alla Triennale nel testo di Ailhaud «Noi donne ce la facciamo da sole, o quasi»

Sonia Bergamasco: "Con l'Uomo seme salveremo il mondo"

La scrittura giusta, la storia perfetta. Da almeno cinque anni Sonia Bergamasco ha prestato cuore e mente al progetto di dare fisionomia teatrale a L'uomo seme di Violette Ailhaud. Dopo una primo percorso in forma di lettura scenica presentato nel novembre 2014 a Radio3 nell'ambito del festival teatrale Tutto esaurito!, oggi il testo approda in forma di vera e propria pièce dove l'attrice milanese divide il palcoscenico con il percussionista Rodolfo Rossi e il quartetto corale pugliese, tutto al femminile, Faraualla. In cartellone al Triennale Teatro dell'Arte dal 16 al 28 gennaio (ore 20, domenica ore 16, ingresso 20 euro, info 02.59.99.52.06), L'uomo seme è una storia affascinante che vive sul dialogo tra parole e musica, trasformando attori in cantanti, e viceversa. Un'operazione nella quale Sonia Bergamasco, oltre che attrice, regista e pianista diplomata al Conservatorio di Milano, svolge con estrema naturalezza. «Lessi questo testo, in contemporanea con la sua pubblicazione in Italia: due amiche me lo regalarono nello stesso momento e, a ciò, si aggiunse un'immediata folgorazione. Per il linguaggio scarno e diretto, e per la storia che ne è alla base. Si può proprio parlare di un incantesimo su di me». La storia è quella di un disperato, coraggioso patto fra donne, spiegato attraverso il memoriale di un'anziana donna che ha vissuto per due volte nella sua vita l'esperienza delle conseguenze della guerra. La prima ai tempi di Luigi Napoleone Bonaparte, nel 1851, la seconda alla fine della Grande Guerra. In un villaggio tra le montagne della Provenza, non c'è più traccia di uomo. Le donne del paese fanno un patto segreto: il primo uomo che giungerà a casa sarà l'uomo di tutte. Per ricostruire una comunità distrutta dall'odio e dal potere. «É effettivamente un inno spiazzante alla vita spiega Sonia Bergamasco - e al contempo anche una storia di come le donne ricompongono un mondo. In questa ricomposizione, la figura maschile è bella e poetica. Lui capisce e si presta a questa necessità, che ovviamente creerà dinamiche naturali, come la gelosia, il possesso». Un rapporto ardito ma armonico che quasi fa da spettacolare contraltare alla cronaca attuale, quella del caso Weinstein e del dibattito sulle molestie. «In quei casi, più che un discorso legato all'appetito sessuale si deve parlare di un esercizio di potere, di uno sfoggio di potere spiega l'attrice milanese Svetlana Aleksievic nel suo grande libro di inchiesta 'La guerra non ha un volto di donna' scrive che il racconto della guerra nasce, nella tradizione, da percezioni prettamente maschili, rese con parole maschili. Ma questo perché nella storia il potere è sempre stato nelle mani degli uomini. Il problema non sono gli uomini, è il potere. Anche questa riflessione emerge dalla storia». In tutto questo, nello spettacolo, la musica non sta semplicemente accanto alla storia, ne diventa attrice. «Per questo ho voluto le Faraualla che avevo conosciuto in Puglia: conclude Sonia Bergamasco - sulle prime queste straordinarie artiste temevano di improvvisarsi attrici, così come il percussionista Rodolfo Rossi.

Che non a caso veste i panni di un maniscalco, e a fargli da strumento è un grande albero al centro della scena. Si tratta di una scultura di scena, è il cuore del villaggio, ma non è incombente, è anzi attraversato dalla luce».

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