A spasso nei caruggi di Zena fra trofie, pesce e minestrone

Dove assaggiare i piatti più tipici e gustosi della Riviera E domani a Palazzo Ducale c'è il campionato del pesto

A spasso nei caruggi di Zena fra trofie, pesce e minestrone

Ma se ghe pensu, per aggredire il centro storico di Genova, il più vasto d'Italia e d'Europa, dopo quello di Venezia, ci sono vari svincoli. «Genova coi suoi svincoli micidiali» cantava De Gregori. Se non amate gli svincoli e l'auto, proprio ieri è stato inaugurato il nuovo Frecciarossa Genova-Milano (prosegue per Venezia): un'ora e 19' tra le due città. Dalla stazione Principe si può andare a piedi, il nostro itinerario è una bella, lunga passeggiata. L'immersione tra strade e caruggi, più o meno tortuosi, deve cominciare per forza dai tavoli o al bancone di Mangini, al Corvetto. Aperto nel 1876, cambia qualche nome, ma non la genovesità, tra caffè e brioche, tramezzini e bitter, o una fetta di torta «Zena», quadrata come i genovesi. E ci sentiamo discendenti di Sarah Bernhardt, Gilberto Govi, Eugenio Montale e Sandro Pertini, allora direttore del quotidiano Il Lavoro, che stava in un bel palazzo, sopra la piazza, a cui è dedicata la sala interna.

Scendendo per via Roma arriviamo a piazza De Ferrari. Al centro la monumentale fontana di bronzo dell'architetto Cesare Crosa di Vergagni (1936), ai lati il teatro Carlo Felice e palazzo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, la facciata laterale di Palazzo Ducale, quello della Regione Liguria (1920) e quello della Nuova Borsa, uno dei massimi esempi di Liberty genovese. Il Palazzo Ducale, dal 1339 sede dei Dogi, è il centro pulsante della vita culturale e artistica della città. Domani, nel Salone del Maggior Consiglio, cento concorrenti provenienti da tutto il mondo si sfideranno per il «Campionato Mondiale del Pesto». A pochi passi, ci accomodiamo al Caffè degli Specchi per un aperitivo o un pranzo veloce. Le lucide tessere di maiolica color crema risalgono a cento anni fa. I muri raccontano dei discorsi dei poeti Dino Campana e Camillo Sbarbaro.

Fame. Scendiamo ancora, in quello che una volta era l'angiporto. Sa Pesta, accento sulla «e», significa sale pestato (nel mortaio di marmo). Si trattava appunto di una antica rivendita del sale che cominciò l'attività di ristorazione con le torte salate (di bietole, cipolle, riso), il polpettone, i ripieni di verdure, le acciughe ripiene e la farinata (fainà) ancora oggi i piatti forti.

Rinfrancati, siamo pronti per visitare la cattedrale di San Lorenzo (1098), con la facciata a paramento bicromo, che custodisce le ceneri di San Giovanni Battista, patrono della città, giunte a Genova alla fine della prima Crociata, ma anche tanti segreti e misteri. Un capitolo a parte, da solo, meriterebbe il circuito dei Rolli gli splendidi palazzi nobiliari di metà XVI secolo, molti dei quali, Comune compreso, si trovano in Corso Garibaldi, già chiamata «Via Aurea». Rubens, affascinato dalla modernità dei Rolli, riempì un volume i disegni perché fossero di esempio alle grandi famiglie di Anversa.

Si è fatta sera. Scendiamo al Porto Antico rinato a nuova vita per le Colombiadi del 1992. Dalla vetrata del Marin, il ristorante gourmet di Eataly, la vista abbracciamo il Bigo, l'Acquario, la «vegia Zena». Qui la tradizione cerca di rinnovarsi con materie prime locali: Cappon Magro 2.0, caponadda salad, «Fra Recco e Camogli», raviolo di crescenza, basilico e acciughe di Camogli, fritto di paranza e verdure. Dopo una notte al porto, magari all'NH Genova Marina, su uno dei moli, facciamo una bella colazione da Panarello, storica azienda (1885) famosa per tanti prodotti dal pandolce genovese ai biscotti del Lagaccio, ideali con un bel cappuccino.

Genova non sarebbe Zena senza la grande scuola dei cantautori su cui domina Fabrizio De André. In via del Campo 29 rosso, Gianni Tassio, compianto commerciante e collezionista genovese, aveva allestito una sorta di mostra permanente su Faber e gli altri. E nella via cantata in una delle canzoni più famose di De André, vive ancora questo tempio della storia della canzone.

In bella mostra anche la mitica «Esteve 97» chitarra appartenuta a Fabrizio.

Dove finire un weekend zeneise? Al Genovese, appunto, il ristorante di Roberto Panizza l'ideatore/organizzatore/ideologo del Campionato Mondiale di Pesto: frisceu (i fritti), trofie di castagne al pesto, minestrone alla genovese, ravioli di Cabannina al tuccu (il ragù di qua), stocche bollito con le patate, cundiggiun. Il pesto Rossi e altri fantastici prodotti sono acquistabili. Genova per noi è un posto meraviglioso.

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