Il nuovo stadio dell'Inter potrebbe sorgere vicino all'abbazia di Chiaravalle, laddove oggi c'è la cascina di San Francesco dell'Accessio. Nel parco della Vettabbia, in quella zona del Parco agricolo sud Milano un tempo nota come «Valle dei Monaci», che dal Corvetto si estende fino al monastero di Viboldone. Un'area che fu bonificata dai monaci cistercensi e che ora è oggetto di un progetto di rilancio turistico - con un occhio particolare al turismo religioso - da parte della Provincia di Milano. Ecco perché l'idea che proprio lì venga costruito il nuovo tempio del calcio nerazzurro a molti non piace. A cominciare dai gruppi ambientalisti da sempre attivi nella tutela del Parco. L'associazione Parco sud di Milano, Salviamo il Paesaggio, Wwf e Italia Nostra sono tra le prime a sollevare il problema. Specificando che non sono contrarie allo stadio in sé, ma alla scelta di una location che ha da sempre una vocazione del tutto diversa.
«Quella parte del Parco, di 300mila metri quadrati, è già stata stralciata nel nuovo Piano di governo del territorio, quindi sappiamo che non resterà verde. Però una cosa è prevedere che vi sorgano negozi e servizi, e un'altra è invece costruirci un grosso stadio», spiega Tiziana Aquilani, portavoce dell'associazione Parco agricolo sud. Che fa notare come il progetto dell'Inter Stadium, oltre ai circa 60mila posti a sedere, preveda anche la creazione di un centro commerciale con negozi, ristoranti, aree fitness. «Non lo diciamo per snobismo, ma lì si sta cercando di valorizzare un turismo lento, dove regni una certa tranquillità culturale e spirituale». Senza contare l'inquinamento dell'aria, in un Comune, quello di San Donato, dove «ogni giorno arrivano 22mila pendolari, l'80 per cento dei quali si muove in auto». Lo stadio alzerebbe l'afflusso - e quindi i livelli di smog - in modo considerevole.
Il patron Massimo Moratti da anni cerca di coronare il sogno di un tempio esclusivo per il Club nerazzurro, come accade per altre grosse società di calcio. Tra le sedi possibili si era parlato anche di Assago o di Rho. Ma, specie adesso che il finanziamento da parte di alcuni investitori cinesi sembra svanito - un mese fa Moratti aveva dichiarato che «si sono incartati, non sono riusciti a risolvere alcune loro questioni interne» - l'ipotesi dell'impianto nella Valle dei Monaci prende quota. E, dicono le associazioni, «sono già in corso delle trattative tra la società e il sindaco di San Donato Andrea Checchi». Il quale sarebbe favorevole, perché l'amministrazione comunale ricaverebbe un bel gruzzolo dallo scomputo degli oneri su quel terreno. Senza contare che una struttura del genere porta comunque un indotto anche in termini di posti di lavoro.
«Non vedo perché due squadre di calcio non possano allenarsi nello stesso stadio, quello che già esiste a San Siro - continua Tiziana Aquilani -, ma neppure voglio mettere in discussione le scelte che ciascuno è libero di fare».
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