Stipendio ridotto e incentivi tagliati, l'austerità colpisce ancora il dirigente

È il 4 giugno 2013. Ore 17. Alexander Pereira viene nominato sovrintendente della Scala. Accade dopo otto mesi di incontri, rose di nomi, congetture e percorsi tortuosi degni di un romanzo alla Dan Brown. Giuliano Pisapia, sindaco di Milano e dunque presidente del Cda Scala, comunica la nomina. E subito chiarisce una questione scottante, soprattutto in tempi di austerità: al nuovo sovrintendente spetterà un onorario ridotto almeno del 25% rispetto a chi l'ha preceduto (ma si andrà oltre la percentuale). Per l'esattezza si scende a 240 mila euro annui onnicomprensivi «adeguabili in caso di aggiornamento della normativa sui limiti retributivi». Non si prevedono parti variabili in rapporto al raggiungimento di obiettivi, come per la precedente sovrintendenza. Tagliati i benefit dei tempi d'oro scaligeri. Si comincia dall'abitazione: non più a carico della Scala ma di chi la occupa. E Pereira - di fatto - ha già una sua casa, a un passo dal teatro.

Austerità dopo le turbolenze dell'anno prima quando si erano fatte crescenti le polemiche per lo stipendio d'oro di Stephane Lissner, l'allora sovrintendente. Di qui la decisione di ridurre lo stipendio del 10%, tagliati anche gli incentivi. Il presidente della Regione, all'epoca Roberto Formigoni, via twitter aveva minacciato di ridurre i fondi regionali alla Scala se non fossero state ridotte le spese per la sovrintendenza. «Cosa pensano i lombardi di una Scala sostenuta da fondi pubblici che paga al sovrintendente un compenso superiore al milione?».

Si è chiusa un'era. Quella di tanti megastipendi, eora si fanno le pulci. È ancora all'ordine del giorno il punto che riguarda il rimborso di parte delle spese di trasloco dei mobili di Pereira da Salisburgo a Milano. Si viaggia sotto i 5 mila euro (il sovrintendente già abitava a Milano). Si dovrebbe deliberare con il prossimo Cda. Nota bene: il trasloco è stato fatto alla fine dell'estate 2014, anticipato di un mese (di qui l'aumento delle spese) in linea con l'anticipo dell'incarico di Pereira, spostato dall'ottobre al primo settembre 2014.

È ancora sul tavolo un'altra faccenda economica. Non è ancora stata definita la percentuale sui nuovi sponsor che Pereira ha portato alla Scala, in tutto 6 milioni, sostanzialmente corrispondenti a 25 annualità dell'attuale stipendio. Stipendio identico a quello del Direttore generale della Scala, Maria Di Freda, assunta a tempo indeterminato con un salario di 240mila euro (nell'era precedente arriva a 270,500).

Cosa accade negli altri teatri italiani? Un veloce giro negli uffici dei palcoscenici top di casa nostra, i più produttivi seppure con bilanci inferiori rispetto 127 milioni della Scala. Partiamo dalla Fenice di Venezia: con un'offerta articolata e sempre più ricca, e produttività avvicinabile a quella dei ettari tedeschi. Qui il ruolo del sovrintendente è separato da quello del direttore artistico, mentre in Pereira (come spesso all'estero) si sommano. Ora, a Venezia 163.123mila euro spettano al sovrintendente Cristiano Chiarot (dipendente) e 165 mila al direttore artistico Fortunato Ortombina (autonomo). Arriva a 187.537,70 euro lo stipendio di Walter Vergnano, al timone del Regio di Torino, affiancato da Gastón Fournier-Facio in qualità di direttore artistico e con uno stipendio di 135mila euro.

Firenze: Francesco Bianchi ha un compenso di 190mila euro più un premio variabile al raggiungimento degli obiettivi. Andiamo a Roma, a Santa Cecilia (anch'essa Fondazione): stipendio del sovrintendente, che è pure direttore artistico, pari a 240mila euro.

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