Studente pestato alla Statale «A processo i due autonomi»

Studente pestato alla Statale «A processo i due autonomi»

In venti contro uno. Una violenza cieca. Un ragazzo che rimane a terra, il suo volto è una maschera di sangue. È così malconcio che sembra morto. Il branco che si dilegua. E due dei presunti aggressori che, al termine delle indagini dei carabinieri, finiscono in manette. Ora Lorenzo Minani (30 anni) e Simone Di Renzo (26) rischiano di dover affrontare un processo, il primo con l'accusa di lesioni gravissime, il secondo «solo» di concorso in violenza privata. Ieri, infatti, il pubblico ministero Piero Basilone ha chieso il rinvio a giudizio dei due ragazzi, entrambi appartententi all'area antagonista e iscritti alla facoltà di Scienze Politiche della Statale.
L'aggressione era avvenuta il 14 febbraio dell'anno scorso. F.C., il giovane picchiato, aveva raccontato agli investigatori «di non avere un impegno politico - si leggeva nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Cristina Di Censo - ma di essere solo un artista», e di essere stato pestato a sangue per aver fatto «un disegno con un pennarello su un manifesto affisso nell'Ateneo riguardante probabilmente e genericamente prigionieri politici comunisti». Il ragazzo - 28 anni - è uno studente dell'Accademia di Brera, e la sera di quel 14 febbraio era andato con un amico a una festa in Statale. Verso l'1 e mezza, poi, era stato accerchiato e picchiato. O per dirla con le parole del capo di imputazione firmato dal pm, «colpito ripetutamente con calci e pugni» alla testa che gli ahnno provocato una «deformazione permanente del viso» tale da «richiedere un importante intervento chirurgico riparatorio maxillo facciale». Picchiato così selvaggiamente da essere creduto morto. Motivo di tanta violenza? Il disegno sul manifesto. Ma «non avevo alcuna intenzione di offendere e neutralizzare il messaggio contenuto nel manifesto - aveva raccontato ai carabinieri -, ma solo quella di disegnare».
Il ragazzo non aveva denunciato il pestaggio, spiegando in un secondo momento di non poter riconoscere gli aggressori «a causa dello stato confusionale in cui si trovava». I picchiatori, però, erano stati individuati grazie alle testimonianze di altri studenti presenti nell'ateneo. Lo studente di Brera si era presentato all'ospedale diversi giorni dopo il pestaggio, quando aveva notato un avvallamento nella parte sinistra della fronte, conseguenza delle botte rimediate. Ed era stato il medico di turno a denunciare la vicenda ai carabinieri, che avevano ripreso le indagini. A metà marzo, il 28enne era stato ricoverato e sottoposto a un intervento chirurgico di 7 ore che aveva richiesto la presenza di un chirurgo specializzato in ricostruzione maxillofacciale. Al termine dell'operazione, il ragazzo si era trovato nel viso ben 15 viti.
E così, a distanza di poche settimane dall'aggressione, erano stati arrestati Minani e Di Renzo, descritti dagli inquirenti come due elementi violenti, spesso entrati in contrasto con molti degli stessi militanti di area antagonista.

Minani, aderente al movimento «No Tav», aveva già avuto altri guai con la giustizia: nel gennaio del 2012, infatti, era stato arrestato dalla Procura di Torino per gli scontri in Val di Susa. I due hanno sempre negato di aver pestato F.C., e dopo un periodo di detenzione sono tornati in libertà. Ora per entrambi potrebbe aprirsi un nuovo processo.

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