Terrore nelle strade del lusso «Urla e bombe, come un film»

Sconcerto e paura tra i testimoni che hanno assistito al colpo in pieno centro: «Erano incappucciati, la gente scappava. Un miracolo che nessuno sia morto»

Terrore nelle strade del lusso «Urla e bombe, come un film»

La commessa mora ed elegante si blocca davanti alle vetrine della boutique di Moschino tenendo entrambe le mani premute sulla bocca come per contenere tutta la paura inespressa in pochi attimi di terrore. «È un miracolo che la bottiglia incendiaria non abbia ustionato quel poveretto» sussurra la giovane donna.

Ore 12.10, via della Spiga 19. Sono passati trenta minuti dalla rapina del commando di sei uomini che hanno distrutto a colpi di mazze di ferro, in meno di due minuti, la boutique di orologi ginevrina «Franck Muller» per saccheggiare dieci delle undici teche interne nelle quali erano esposti decine di preziosissimi cronografi. E che poi, mentre si spogliavano degli abiti rigorosamente neri usati per il colpo, sono fuggiti a piedi seminando il percorso tra la gioielleria, via Borgospesso e via Manzoni di tre molotov, per lasciarne infine una quarta inesplosa in via dell'Annunciata, la strada parallela a quella della questura, via Fatebenefratelli.

La scia di terrore e quello che le forze dell'ordine chiamano modus operandi ricalca, seppur in scala allargata, un colpo alla stessa boutique risalente al 15 febbraio scorso, poco più di tre mesi fa. Allora i rapinatori erano cinque, la molotov una sola, ma la tecnica, i movimenti, persino l'idea del complice elegante mandato a suonare alla porta d'ingresso del negozio per farsi aprire senza esitazioni, sono gli stessi.

«Il poveretto» indicato dalla commessa, che ora se ne sta a parlare con i carabinieri nel negozio «Franck Muller», è il responsabile. Che ieri mattina, determinato e un po' incosciente, ha rincorso quei banditi che, oltre a svaligiargli il negozio per un bottino dal valore imprecisato ma decisamente rilevante (tre mesi fa si era trattato «solo» di qualche orologio per alcune centinaia di migliaia di euro, ndr) gli avevano ferito due dipendenti: un commesso di 58 anni che se l'è cavata con qualche ferita medicata sul posto e un 39enne addetto alla sicurezza sul quale, invece, i balordi hanno infierito con le mazze mentre tentava di fermarli, spedendolo all'ospedale con un'emorragia alla milza.

Mentre il titolare spiega ai carabinieri come ha evitato la prima molotov lanciata dai balordi davanti al negozio proprio contro di lui, per dissuaderlo a inseguirli, via della Spiga ha perso in pochi attimi tutto il suo charme, il suo spirito. La gente che l'affolla se ne sta ferma, impaurita e curiosa, ai margini dei cordoni sanitari per facilitare i lavori della Rilievi dell'Arma. I resti delle molotov all'angolo con via Borgospesso, davanti a una scuola elementare, sono i segni fin troppo tangibili di quel che poteva accadere.

«Ho visto un uomo incappucciato che correva e gridava “molotov“. Poi ho sentito un botto tremendo e la gente che urlava» racconta più tardi uno dei testimoni ai militari. «Sembrava un film.

Gli uomini incappucciati, con sciarpe e passamontagna, vestiti di nero, si vedono solo al cinema» spiega una donna agitata, muovendo le mani nella maniera energica di chi ha visto il pericolo da vicino e adesso ha bisogno di raccontarlo per scaricare la tensione. Più tardi, molto tardi, quando la strada viene riaperta al passaggio e le «tute bianche» della Rilievi se ne vanno, l'atmosfera resta ancora alterata, irreale.

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