Tettamanzi: «I minareti? Impariamo a convivere»

«Il problema non è il referendum, ma la sfida sociale, culturale ed educativa. Tutti abbiamo bisogno di imparare a convivere». Così il cardinale Dionigi Tettamanzi, in visita all’aeroporto di Malpensa, ha risposto a chi gli chiedeva un commento sul referendum svizzero contro i minareti e sulla possibilità di tenere analoghe consultazioni a Milano prima di costruire nuove moschee.
«Come vescovo - ha detto Tettamanzi - vorrei associarmi al sentimento espresso dai vescovi svizzeri e al loro richiamo al grande principio della libertà religiosa». Sulla possibilità di indire referendum sulle moschee, l’arcivescovo di Milano ha dichiarato: «Il problema vero non è referendum sì o referendum no, ma la sfida sociale, culturale ed educativa. Tutti abbiamo bisogno di imparare a convivere - ha aggiunto - e la convivenza comporterà sempre, in maniera inevitabile, il confronto con il diverso. Se non c’è questo cammino educativo e pedagogico ogni altra cosa sarà un tentativo di risolvere il problema, ma non lo risolverà in una maniera libera e armoniosa».
Accompagnato da don Ruggero Camagni, il cappellano che presta stabilmente servizio alla Malpensa, e dal presidente di Sea, Giuseppe Bonomi, il cardinale ha visitato l’area dello smistamento bagagli, dove - gli hanno spiegato - «si lavora 24 ore al giorno, anche a Natale». «Anch’io lavoro anche a Natale - ha osservato l’arcivescovo - ma il lavoro è più semplice». Tettamanzi ha aggiunto: «Mi dicono che questo è il cuore dell’aeroporto e io penso a tutti questi bagagli. Il vostro è un lavoro umile e faticoso, ma dietro ogni bagaglio c’è una persona, c’è una famiglia...».
Il cardinale ha quindi visitato il cantiere per la costruzione del terzo satellite del Terminal 1, incontrando una squadra di carpentieri albanesi: «Mi hanno detto che qui c’è il futuro dell’aeroporto, ma è anche il presente. La parola più importante per il futuro è la speranza. Tutti abbiamo bisogno di sperare, quelli che lavorano e quelli che un lavoro non ce l’hanno, chi ha un lavoro a tempo indeterminato e chi ha un lavoro precario e fa fatica. La speranza la dobbiamo disseminare a pioggia in questi giorni». L’arcivescovo ha poi incontrato anche i vigili del fuoco e gli agenti con i cani antidroga. Poco prima della messa, atto conclusivo della visita che segue di 11 anni quella fatta dal cardinale Martini, c’è stato il tempo per un breve scambio di battute con altri lavoratori, sul rapporto tra fede, che «rischia di esaurirsi se non tocca la vita», e il lavoro, «che va vissuto con maggiore passione e come momento capace di farci crescere in umanità».
Tettamanzi, rispondendo ai giornalisti a margine della visita, ha parlato nuovamente dei problemi dell’occupazione.

«Di fronte a una realtà così complessa, grandiosa come un aeroporto, soltanto là dov’è forte la solidarietà fra quanti sono impegnati nel lavoro si possono affrontare in una maniera più fiduciosa e più coraggiosa questi problemi. Ma è anche vero che questi problemi non dipendono soltanto dai lavoratori ma anche dai responsabili, su su fino alle scelte che vengono fatte dai responsabili più alti».

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