Il «Trionfo» di Händel La Scala debutta in versione barocca

Il Piermarini presenta per la prima volta un complesso di orchestrali specialisti nella musica del '700. Sul podio Diego Fasolis

Piera Anna Franini Era un titolo last minute. Eppure figurò fra i più riusciti dell'intera stagione dell'Opera di Zurigo (correva il 2003). È Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, oratorio di Georg Friedrich Händel alla Scala dal 28 gennaio fino al 13 febbraio. In scena appunto. Benché sia un Oratorio, anche a Milano viene presentato con scene e costumi. Arriva a Milano secondo l'allestimento - aggiornato - di Jürgen Flimm ed Gudrun Hartmann, per la regia, mentre Erich Wonder cura le scene. Questa produzione, inoltre, segna il debutto della Scala in versione barocca. L'orchestra, guidata dallo specialista di settore Diego Fasolis, assume i colori dell'antico Settecento di Haendel, sposando la prassi esecutiva dell'epoca garantita anche dall'impiego di strumenti originali. Gli Scaligeri - tuttavia - si uniscono ai Barocchisti della Radio Televisione Svizzera, la formazione, appunto, di Fasolis, prediletta da cantanti come Cecilia Bartoli. Secondo la lettura di Flimm & Hartmann, questo Oratorio si trasforma in una dotta discussione da dopo teatro. Siamo in una brasserie della Parigi anni Trenta, traboccante di gente, La Coupole per l'esattezza. La notte si fa fonda, eppure le conversazioni fra i quattro protagonisti sono sempre più intense, filosofiche, in fondo d'una cruda verità. Capita che prenda il sopravvento la malinconia. Non c'è azione: solo pensiero e/o discettazione. Gli interlocutori incarnano la Bellezza, il Piacere, il Tempo e l'altrettanto severo Disinganno. Ruoli affidati - rispettivamente - ai cantanti Martina Jankova, mozartiana spesso a Salisburgo, Lucia Cirillo, amata al Festival di Glyndebourne, Leonardo Cortellazzi, Nerone nell'Incoronazione di Poppea scaligera e Sara Mingardo, alla Scala per la trilogia di Monteverdi diretta da Rinaldo Alessandrini. Bellezza si contempla allo specchio, consapevole che la propria avvenenza non potrà durare per sempre. Piacere, invece, le promette eterna giovinezza purché gli sia fedele. Tempo e Disinganno smentiscono Piacere, richiamando Bellezza alla realtà. Perché, semmai, la fedeltà è assicurata dal Tempo: compagno dell'esistenza sulla quale lascia quotidiane tracce. Bellezza tentenna all'idea di rinunciare a Piacere in nome della verità. Come finisce? E' tutto chiaro fin dal titolo. Il libretto, del resto, venne firmato dal cardinale Benedetto Pamphilj, pronipote del pontefice Innocenzo X. Quindi Piacere alla berlina e Bellezza che compenserà i peccati di lussuria volge lo sguardo a Dio. Il contenuto è fortemente religioso, filosofico, dunque senza tempo. La musica è quella d'un genio del Barocco, pur solo ventiduenne, Haendel.

Che battezzò l'oratorio sedendo al cembalo, con Arcangelo Corelli alla direzione. Una scelta impegnativa quella dei tanti orchestrali che hanno raccolto la scommessa di creare un complesso barocco in un teatro d'opera.

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