MiniMarta dà già lezioni all’opposizione

MiniMarta dà già lezioni all’opposizione

Eccola Marta Vincenzi salire sorridente la scalinata in marmo di Palazzo Tursi. È lei il nuovo sindaco di Genova. Stringe mani, riceve complimenti, e sotto i numerosi flash dei fotografi commenta così la vittoria: «Ringrazio i miei elettori e spero di non deluderli. Per fortuna l'ho spuntata, altrimenti avevo promesso che se non avessi vinto mi sarei tinta i capelli di rosso». Tubino nero, scollatura in primo piano, giacca beige e occhiali firmati Chanel per la donna che da poche ore è anche primo cittadino. Giovedì il sindaco uscente Giuseppe Pericu passerà ufficialmente il testimone alla neo eletta, che ha già in cantiere alcuni obiettivi da raggiungere in tempi brevi. «La mia funzione diventerà operativa a tutti gli effetti dopo il ballottaggio per la Provincia. Solo allora - dice -, annuncerò anche la nuova giunta che mi accompagnerà in questa esperienza importante a Tursi».
Però senza attendere la nomina ufficiale del vice sindaco e degli assessori, la ex superMarta ha già segnato sul «calendario comunale» tre appuntamenti. «Lavorerò da subito per il patto sulla sicurezza che il 15 giugno verrà firmato con il ministro Amato - informa -. Entro quella data occorrerà stabilire un incontro con il prefetto, il questore di Genova e anche il presidente della Regione Burlando. Seguiremo gli schemi che altre città metropolitane come Torino o Roma hanno approvato, adattandoli alle nostre realtà di quartiere». Ma nella lista delle priorità di questo momento post elettorale ci sono altri due punti che il nuovo sindaco ha l'urgenza di risolvere. «Venerdì - dice la Vincenzi -, si terrà a Palazzo Chigi un incontro per valutare il risultato della decisione del Parlamento europeo, relativa alle modalità di finanziamento del Ten, (trans european network), che entro luglio dovrebbe partire. Questo corridoio che collegherebbe Genova a Rotterdam è un'urgenza per me e per il nord. Nel malaugurato caso che questo discorso non andasse a buon fine si valuteranno altre ipotesi».
Infine il nuovo sindaco pensa all'emergenza caldo che non si farà certamente attendere: «È importante ragionare sul piano straordinario che nei mesi estivi dovrà entrare in funzione per sostenere e aiutare tutte le persone anziane che rischiano di affrontare pesanti disagi legati all'afa». Tre punti ben precisi, tre obiettivi da raggiungere in tempi brevi non lasceranno riposare, dopo le «fatiche» elettorali, Marta Vincenzi. Che insegue ancora la collaborazione con l'architetto Renzo Piano. «Nei prossimi giorni - continua - occorre verificare quanto il suo progetto possa coincidere con il mio sul Porto Lungo, e quanto questo renda modificabile il disegno del Waterfront. A me piacerebbe coinvolgere Renzo Piano perché questa città ha diversi punti di eccellenza, e se lui fosse disponibile a diventare il punto di riferimento per decine di giovani architetti che verrebbero dall'estero, per noi sarebbe magnifico».
Sui risultati delle votazioni non riesce proprio ad ammettere il tracollo dei partiti del centro sinistra e una crescita di quelli del centro destra, semmai, «la destra sembra andare avanti - polemizza - perché c'è stata molta astensione che ha penalizzato la sinistra». La Vincenzi non si stanca di ripetere che è giunta l'ora di finirla con la politica degli scontri, «quella litigiosa che solitamente appartiene al ceto politico ma non al comune sentire», con la nuova stagione comunale «ci vorrà uno stile di governo che coinvolga anche l'opposizione nelle scelte più importanti». Ora che è il nuovo sindaco annuncia di voler instaurare un rapporto sereno con i consiglieri d'opposizione della sala rossa. E sale già in cattedra per dare consigli anche agli avversari: «La commissione di garanzia per eccellenza è quella del bilancio, e sarebbe il caso che fosse proposta all'opposizione. Spero che in tal senso Musso faccia bene il capo della minoranza».

Passata l'agitazione e l'ansia degli scrutini, per la Vincenzi è tempo che i partiti del centro sinistra facciano analisi approfondite sui risultati ottenuti, perché «non ci sarà più un altro appello». «La politica è giusto che voglia volare - aggiunge -, ma di certo non rasoterra. Il problema e che non ci sarà più permesso di “svolazzare” senza cogliere gli obiettivi».

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