La moda fa il pieno di colori tropicali

Prada manda in passerella un allegrissimo mix di generi. Fendi dedica la sua strepitosa borsa a Silvana Mangano. D&G è un giardino di delizie. Haute un paradiso delle forme

La moda fa il pieno di colori tropicali

Milano - Il minimalismo flamboyant di Miuccia Prada è come le convergenze parallele di Aldo Moro: un ossimoro con cui prima o poi tutti devono fare i conti. «Sono partita dall'idea della semplicità per arrivare all'esagerazione» dice la grande signora del made in Italy poco prima di far sfilare una collezione esagerata nelle stampe e nei colori ma con forme e materiali talmente semplici da rasentare il banale. Si tratta infatti di tubini, tailleur, gonne e camicie che segnano il punto vita, i classici modelli del guardaroba da vera signora costruiti però in cotone, il solito tessuto robusto e al tempo stesso leggero degli abiti lavoro. Su questa base definibile come un niente che è tutto, la signora (così viene chiamata da tutti i dipendenti con un misto di rispetto e timore reverenziale) ha costruito un impero dei segni ai confini della realtà. Prima di tutto ci sono i colori, squillanti come trombe e spesso altrettanto allegri: arancio, rosa shocking, il blu klein che interrotto da grandi righe nere fa pensare alla maglia dell'Inter, un verde smeraldo ai confini del verde bandiera.

Poi arrivano le stampe: volute barocche che si ritrovano anche sugli occhiali degni della collezione di Elton John, inframmezzate da scimme, banane, ananas e Dio solo sa cos'altro ancora. Inevitabile pensare ai musical degli anni Quaranta, a Carmen Miranda e alla mitica coppia composta da Xavier Cugat e Abbe Lane, ma quando Lady Prada parla di «Barocco tropicale» viene subito in mente quella cultura afrocubana che ha prodotto il realismo magico di Alejo Carpentier e l'indimenticabile Macondo di Cent'anni di solitudine. Tradotto in moda tutto questo diventa un allegrissimo mescolone di generi e cose che ha una profonda ragione di essere. «Non esiste più la donna semplice, triste e moderna che aveva fatto del minimalismo la sua bandiera - spiega Miuccia - le donne di oggi sono ossessionate dalle apparenze: vogliono tutte essere strane, sexy e comunque allegre».

Dello stesso segno il sublime lavoro artigianale che sta dietro alla perfetta collezione di Fendi per cui le stampe sono tutte dipinte a mano e in alcuni casi creano un bellissimo effetto di pois sulla stoffa prima bucata, poi rammendata ad arte. In altri casi si tratta di sfumature sugli evanescenti ricami tridimensionali che danno l'idea del fiore conservato in un libro come memoria di un amore. «C'è l'idea di una donna forte e languida come il personaggio interpretato da Silvana Mangano in Gruppo di famiglia in un interno» conferma Silvia Venturini Fendi mostrando con giustificabile orgoglio la strepitosa borsa battezzata «Silvana» che in un modello neanche tanto grande concentra una decina di materiali diversi: cuoio romano, vacchetta, canvas, coccodrillo, metallo brunito e palladio lavorati con rara maestria. Sulla ricerca materica scrive una gran bella pagina anche Ermanno Scervino che fonde il pizzo nel nylon o nella pelle per costruire sul corpo un seducente effetto tattoo. Se a questo si aggiunge che tutti i modelli vengono dall'idea della camicia maschile trasformata in abito femminile con tanto di ruche e volant applicati con grafico rigore, si capisce dove andiamo a parare: nelle regioni del puro piacere.

Invece da Sportmax ci si ferma un attimo prima con una bella collezione di abiti a trapezio ispirati dal film «Les demoiselles de Rochefort» interpretato nel 1967 da Catherine Deneuve e dalla sorella FranÇoise Dorleac. Un anno dopo con il maggio francese sarebbe sparito quello stile per bene e perverso della buona borghesia che oggi ritorna e ha un suo perché.

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