Dopo il suo declino negli anni Sessanta, stemperato nel postmodernismo, il Modernismo ritorna di moda, con le sue ambizioni e le sue colpe, in una vasta disamina del movimento proposta a Londra da una rassegna grandiosa che in autunno verrà trasferita in Germania e il prossimo inverno in America. Modernism: Designing a New World, 1914-1939, in corso al Victoria and Albert Museum (fino al 23 luglio) esamina il Movimento moderno in tutte le sue dimensioni rivisitandone lutopismo politico che ne formava la base. Si può discutere e criticare quanto si vuole, ma, come spiega il curatore Christopher Wilk, «il Modernismo è rimasto lestetica dominante del XX e XXI secolo, definisce la nostra epoca, è lintero contesto della nostra cultura visiva».
Raffinata, tutta giocata sul bianco e sul nero in un allestimento curato dallarchitetto ceco Eva Jiricna, la rassegna è un vasto affresco del «grande progetto utopistico che voleva cambiare il mondo potenziando la vita delle masse popolari», spiega ancora Wilk autore di un approfondito catalogo e promotore del convegno sul Modernismo che si tiene nel Museo a metà luglio. Uno dei vanti dello studioso è di aver recuperato il prototipo delle cucine funzionali moderne progettato nel l925 dallarchitetto austriaco Margarete Schutte-Lihotzky per un complesso di case popolari a Francoforte, e realizzato allora in diecimila esemplari.
Ma quando il Modernismo toccò lo zenith negli anni Trenta, ribadisce Wilk, «lutopia delle origini venne messa da parte e il movimento si trasformava in uno stile internazionale, che ne evidenziava soltanto le caratteristiche formali, come fu proposto nel 1932 dalla prima mostra a New York sullarchitettura modernista». Venivano così rinnegate «le idee spontaneamente scaturite dopo la prima guerra e la rivoluzione russa, suffragate da un rigetto della storia e da una scelta dellastrattismo, con cui le avanguardie sognavano un nuovo mondo, privo di conflitti e ineguaglianze sociali».
Nella mostra, il cui percorso è guidato dal manifesto di Bruno Taut del 1919, «Larte non più piacere di pochi ma felicità delle masse», troviamo riunite 400 opere e oggetti, recuperati in collezioni di tutto il mondo, dal Fauteuil Transatlantique alla aerodinamica Tatra TR di Hans Ledwinka in scintillante metallo laccato in argento, dai suprematisti, futuristi e costruttivisti, alle macchine di Léger, i disegni di Sonia Delaunay e le fotografie di Rodchenko: in ogni sala uno schermo proietta le avanguardie del cinema, Tempi moderni di Chaplin, Metropolis di Fritz Lang, Olympia di Leni Riefenstahl.
Suddivisa in tre parti principali - Ricerca, Edificazione e Ripensamento dellutopia -, la rassegna apre con il Suprematismo dinamico di Malevich, una nuova visione del cosmo, geometrica e pura. Se in Germania lEspressionismo tedesco esaltava lutopia spirituale, come il gruppo De Stije in Olanda, in Italia, spiega la mostra, i Futuristi proponevano unutopia dionisiaca, sostanzialmente più emotiva e sensuale che pratica, lutopia del potenziale potere della tecnologia e delle macchine in una società in perpetuo movimento, illustrata dalle dinamiche geometrie e i forti colori dellAbito Futurista di Balla, qui esposto in contrappunto agli spaccati delle nuove città di Antonio SantElia.
Nelle sale dedicate allutopia razionale lenfasi si sposta sullunità arte e tecnologia con i grandi protagonisti introdotti dalle tele di Mondrian: Walter Gropius, Le Corbusier con i plastici della Maison Citrohan II (1922) e della Villa Savoye e soprattutto il vero gigante del modernismo, Mies van der Rohe con i progetti rivoluzionari dei grattacieli per la Friedrichstrasse a Berlino. La mostra non trascura limpatto del Modernismo sul teatro, sui trasporti, sulla cultura del corpo, la medicina e lo sport, la salute come una metafora di un futuro luminoso.
Il taglio della mostra è enciclopedico, ma fermandosi alle prime foglie dautunno, trascura limpatto del Modernismo sulla ricostruzione postbellica dellEuropa, limpulso che impresse allarchitettura in America. Forse a sottolineare che lutopia modernista non decollò mai.
LA MOSTRA
Modernism: Designing a New World 1914-1939, Londra, Victoria and Albert Museum.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.