È stato come un giro di poker. Igor se ne intende. Vedo o vado? Vedo. Ed è stata una medaglia di bronzo, lunica medaglia italiana. Detto Igor è detto Cassina. Un po come Yuri. Chi se non Chechi? Stranezze di quella gente lì che vola tra sbarre e anelli e più la butti giù, più si tira su. Igor Cassina è tornato sul podio mondiale, sei anni dopo largento di Anaheim e cinque anni dopo loro olimpico di Atene. Oggi gli anni sono 32, allora, ad Anaheim, erano 26 e segnavano il confine tra la giovinezza atletica e la maturità del campione. Non cambia lattrezzo, la sbarra, è cambiato lui. Intanto è morto Blake, per la famiglia una perdita importante. Sembrava parlasse, invece abbaiava soltanto. Igor ne ha sofferto. Chissà, da lassù ieri avrà guaito. Poi, sulle tribune della 02 Arena di Londra, la stessa che lo aspetterà per i Giochi del 2012, cerano genitori, amici, ma anche una bella fanciulla. Presenza nuova per le sue abitudini. Igor dice che gli regala serenità, senza concedere molto altro. Tranne... «È una sportiva, va a cavallo». E magari avrà contribuito a sfatare la leggenda che si portava dietro il fan club di Cassina. «Dicevano che porta male», ha riassunto lui. «Qui erano tantissimi ed abbiamo gioito assieme».
Ma raccontato della vita, non va dimenticato laspetto più importante, quello dello sport. Igor è tornato sul podio dopo aver scommesso su se stesso in questi mondiali. A Pechino la botta è stata dura, ma in primavera la delusione anche più cocente, proprio a Milano, la sua città. Puntava agli europei. Guardava quel podio e pensava a papà che laveva costruito. Salirci, sarebbe stata una soddisfazione. Ed, invece, una caduta ha rovinato tutto. Il tormento si è fatto grande, ha preso corpo la paura di non esser più quello del «movimento Cassina», uno dei pochi ginnasti a cui è stato concesso di appiccicare il cognome ad un esercizio. «E a Londra diversi avversari lo hanno proposto, significa che ho fatto scuola».
Già, ma il dubbio è stato una bestia da battere: mi fermo o continuo? Vado o vedo? Era un poker. Ha giocato. Estate a sudare, senza mollare, niente vacanze. «Un allenamento duro, ma a fine agosto ero sereno e motivato. Sono cambiato. Mi sono detto: vado e se non arriva la medaglia, pazienza». È arrivata. Il cinese Zou Kai ha messo dietro tutti come a Pechino. Igor è stato impeccabile, per quanto lo può essere a questo punto della carriera: 15.625 punti contro 16.150 del cinese e 15.825 dellolandese Zonderland. Bravo davvero! Glielo ha detto anche Petrucci, il presidente del Coni. «Igor merita la medaglia per lumiltà e la concretezza con cui è andato avanti».
Medaglia e sospirone di sollievo: Cassina è tornato.
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