Anders Breivik vuole scendere in politica e ha intenzione di farlo "per fermare la violenza". L'autore della strage di Utoya del 2011, in cui morirono 77 persone, parla dal carcere e chiede la possibilità di fondare un partito politico con l'obiettivo di catalizzare gli estremismi delle frange più violente dell'ultradestra norvegese.
Il killer di Utoya si dice pentito per le sue azioni di tre anni fa: "Il mio cuore piange per la barbarie che ho perpetrato quel giorno, ma - ammonisce - la cosa più importante è lavorare per impedire perché qualcosa di simile possa ripetersi in futuro."
Il trentacinquenne si è rivolto al ministro della Giustizia del suo Paese con una lettera di 34 pagine in cui chiede che vengano ammorbidite le misure di sicurezza nei suoi confronti e che venga rimosso ogni impedimento burocratico alla fondazione di un sedicente "Partito Fascista norvegese" e di una "Lega nordica". Breivik inoltra denuncia il boicottaggio della raccolta firme che sta organizzando per sostenere la sua iniziativa: la sua corrispondenza verrebbe preventivamente censurata e sequestrata dalle autorità carcerarie.
I media norvegesi, però, sono molto scettici sulle reali chances di Breivik di riuscire effettivamente nel suo progetto: al processo per la strage di Utoya l'uomo si dichiarò "dispiaciuto per non essere riuscito ad uccidere più persone" e si rivolse ai parenti delle vittime mostrando loro il braccio destro alzato.
Ora chiede di poter entrare nella vita politica nazionale proprio per poter dare una voce istituzionale alle istanze più radicali dell'estrema destra: una richiesta che però potrà venire accolta solo molto difficilmente.
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